Se una notte di tempesta una nomade...

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  1. Silian
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    O.O però…ci vai pesante, eh?


    Anno 1, Mese 3, Giorno 2, Post 24, sera.

    [exp 8480 DÉSEFA #0082C3 (30r100x2)] [DENARO: 190 Mo RdT; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: uniforme soldato NdF] [EV: 800, ABILITA': *schivata veloce* ARMATURA: //, ARMI: aliante]

    Dés si voltò di scatto. Come volevasi dimostrare. ”Ma certo! Che sbadata!”. Saltellò dietro alla cameriera, mentre quello che restava del ventaccio che filtrava dagli alberi veniva misteriosamente dirottato lontano dalla nomade camuffata.
    Neanche un capello si muoveva sospinto dalla brezza insistente che comunque circolava tra i tronchi centenari.
    Era inquietante da vedere, con quell’oscurità. Gli occhi luccicavano argentei nel buio dei capelli arruffati che le ricadevano scomposti sul viso.
    Seguì Hana con passi felpati. Era un giochino ammortizzare i tonfi dei piedi sul suolo, con l’aiuto del dominio. Si piazzò proprio dietro alla sua “guida”. E la seguiva.
    Giocava, Désefa.
    A non farsi sentire. Non vedeva l’ora che l’altra si voltasse per cercarla. A Ba Sing Se funzionava sempre: si piazzava dietro qualcuno e lo seguiva. Quello non se ne accorgeva finché la gente non cominciava a girarsi a guardare ridendo la tipa che gli faceva gli sberleffi da dietro. Quando il poveraccio si girava a controllare Dés sfoderava il suo ghigno, gli sbraitava qualcosa di impudente in faccia e filava via come se avesse le ali ai piedi.
    E nessuno si accorgeva mai di lei, neanche di notte, quando stavano tutti zitti. Lì era ancora meglio, perché si spaventavano a morte. Soprattutto gli ubriachi. Pensavano che fosse uno Spirito. Urlavano talmente tanto da svegliare tutto il quartiere.
    Stavolta non faceva le boccacce, voleva solo vedere quanto ci avrebbe messo Hanuccia ad accorgersi che non c’era nessun rumore di passi dietro.

    Le gocce di pioggia cadevano abbastanza fitte anche attraverso i rami. Era come se piovesse, anche là sotto. Dès tastò il rassicurante rigonfiamento della sua borsa. Dentro c’era l’elmo. E dentro l’elmo aveva appallottolato il suo vestito arancione. Quella stupida uniforme le dava un fastidio cane. Le stringeva sul petto. Aggrottò le sopracciglia, mentre cercava di allentare il corpetto passando le dita sotto il bordo per la milionesima volta. Ma no, quello non accennava a cedere.

    Le piaceva stare nel bosco mentre pioveva. Le gocce facevano come una canzone. Sembrava lo stesso rumore che faceva la pioggia che colava dalle grondaie rotte di Ba Sing Se e cadeva sui mucchi di rifiuti in strada.
    Ed allora Dés scendeva dal suo rifugio e ballava sotto il temporale, girava come una trottola nei vicoli, sollevava piccole trombe d’aria che raccoglievano cartacce e bucce di frutta e ballava anche con loro.
    Tanto non la vedeva nessuno, tutti chiudevano sempre le imposte e se ne stavano chiusi in casa.
    Nessuno vedeva mai la sorella del Signore del Fuoco che ballava col vento e con l’immondizia.
    Solo che qui non c’era puzza di immondizia, gli alberi profumavano invece. Si sporcava tutti i piedi di fango.
    E quando andava da Terfo gli riempiva la locanda di orme fangose. Lui si dannava, la insultava e la rincorreva per i tavoli. Prima lei non si faceva acchiappare, poi fingeva di stancarsi ma finiva sempre con un abbraccio da restarci stritolati.
    Voleva quasi mettersi a ballare anche adesso, saltando da un tronco all’altro. Tanto poteva farlo, col dominio era più leggera di una piuma.

    Però adesso doveva pensare a come cavarsi da quell’impiccio dell’accampamento. Poteva raccontarle ancora dell’esercito.
    Di come fosse grossa la sua guarnigione, che si vedevano i fuochi sulla collina come se fosse una città in fiamme e che i rinoceronti mangiavano tutta l’erba di un’intera isola. Però aveva l’impressione di aver parlato già troppo prima.
    Le cameriere sono furbe.
    E Hana era una cameriera. Meglio non rischiare troppo, anche se era maledettamente divertente.
    Si sarebbe divertita ancora i più quando avesse visto la sua faccia. Chissà che faccia faceva, quando invece dell’accampamento si trovava davanti uno stagno pieno di rospitasso! Peccato però che Dés non sapesse ESATTAMENTE dove trovare uno stagno con i rospitasso in quel posto. Forse bastava aspettare. Quando sarebbero arrivate ad uno stagno di quel tipo lei avrebbe fatto el sue boccacce e se la sarebbe svignata. Strinse le dita sul legno rassicurante dell’aliante che portava in spalla.
    Improvvisazione.
    Era quello il succo del divertimento…



     
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29 replies since 30/7/2011, 15:32   323 views
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