Se una notte di tempesta una nomade...

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  1. Silian
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    Non mi era mai capitato prima…dovrei prendere il 10% degli exp di Hai per il combattimento, corretto? Se no edito.

    Anno 1, Mese 3, Giorno 2, Post 1, sera.

    [exp 10.010 DÉSEFA #0082C3 (30r100x2)+exp combatt.] [DENARO: 190 Mo RdT; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: uniforme soldato NdF] [EV: 395, ABILITA': *schivata veloce* ARMATURA: //, ARMI: aliante]

    Lasciò che il chi turbinasse insieme al vento che aveva richiamato, senza fermarlo, bensì lasciando che il turbine esaurisse lentamente la sua forza centrifuga nell’attrito con gli alberi e le mura delle case. La tromba d’aria si spense lentamente in un venticello dispettoso, pieno di acqua ed aghi di pino strappati dai rami. Fu allora che abbassò le mani e rilassò le spalle rigide per lo sforzo, lasciandosi andare contro il bastone che aveva appena richiuso.
    Respirò lento e profondo.
    Lento e profondo, per diversi minuti.

    Gli occhi si adattavano alla semioscurità, ora poteva vedere cosa era successo. Ed un sorriso le salì sulle labbra, prima contratte per dolore fatica tristezza.
    Stava diventando brava.
    Era diventata brava.
    La terra ed il fango che coprivano il centro del sentiero non c’erano più. Le pietre del selciato luccicavano pulite sotto la pioggia. Intorno…il caos. Come se un gigante avesse gettato un secchio enorme di terra contro le case. Il fango gocciolava dai tetti, dai rami, dalle pareti. E gli arti di quella che le aveva fatto del male spuntavano da un mucchio di fango come le zampette di uno scarafagno spiaccicato da un boccale di birra. La fissava.
    La fissò per qualche minuto. La fissò ancora e ancora. Poi zoppicò appoggiata al bastone verso di lei.
    Zoppicò lentamente, era stanca.
    Arrivò accanto a lei, la sovrastava. La sua testa era rimasta fuori dalla poltiglia. Respirava. Che fosse sveglia o no, non si capiva. E comunque a Dés non importava un fico secco. Si issò sulla gamba buona e col bastone le diede dei colpetti in mezzo alle costole.
    Fastidiosi.
    Voleva che fossero fastidiosi.
    Non le interessava sapere se fosse viva o no.
    Le interessava solo darle fastidio. E se aveva le ossa rotte peggio per lei. L’aveva tradita. Voleva farle del male. Ed ora Dés le aveva rifilato una bella lezione. Ignorò qualsiasi parola, movimento o segno che provenisse dal mucchio di fango. Lo fissava ancora dall’alto in basso. Altezzosa. Poi si stufò di giocare a chi ha la faccia più cattiva.
    Era stanca.
    Si voltò e si avviò saltellando lungo il sentiero.
    Senza proferire parola.
    Ora il fango stava tornando, spinto giù lungo il fianco delle colline verso valle. Ad ogni saltello sollevava uno schizzo di terra fradicia. Aveva freddo ai piedi. Le faceva male la gamba, ma di meno. Il freddo faceva bene. Però la gamba era gonfia. Molto gonfia. Mi sa che non poteva camminarci. Eh no. Si bloccò di colpo.

    Forse doveva gridarle il suo nome. Voleva gridarle il suo nome. Come facevano per strada a Ba Sing Se quando c’era una rissa. Chi vinceva gridava il suo nome. Perché così tutti lo sentivano, sapevano che era il più forte e lo trattavano con rispetto. Anche lei voleva che ricordassero il suo nome. Fece per voltarsi, per gridare.
    Ma si morse la lingua.

    Le faceva male, quella gamba. Doveva essere accorta. Quella notte non era stata accorta. E l’avevano quasi fregata. Dove a stare zitta. Muta come una tomba. E trovare un posto dove leccarsi le ferite.
    Una casa.
    Un posto dove NESSUNO le tirava le pietre addosso.
    VOLEVA la sua casa. Ma era stata distrutta da un’aeronave. Riprese a zoppicare via, accelerò quando una luce dietro ad una finestra si accese e qualcuno spalancò gli scuri per vedere cosa diamine fosse successo. Lei era fuori dal cono di luce. Spalancò di nuovo l’aliante, saltellò avanti, un balzo alla volta, uscì dal villaggio prima che qualcuno potesse vederla e farle di nuovo del male. Sapeva già dove andare. Voleva vedere una persona. Il suo vecchio, caro amico. Le mancava tanto, ora se ne accorgeva. Non era del nonno che aveva bisogno. Né dei bisonti.
    Di Terfo, aveva bisogno.
    Ora aveva una meta.
    La nomade zoppicò e saltellò via nella tempesta, verso casa.


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29 replies since 30/7/2011, 15:32   323 views
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