Kyoshi in festa per Sho-Sho

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  1. Rufus Loacker
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    Anno 17, Mese 1, Giorno 29, post 19, pomeriggio inoltrato


    [840 Sho-Sho (#3A0057): n° exp (28r80)] [DENARO: Conto ABBIGLIAMENTO: lunga tunica a maniche corte verde scuro con una striscia gialla ai bordi, legata in vita da una fascia marrone. All’estremità pendente della fascia è ricamata in modo molto geometrico la sua iniziale, “S”. Porta dei pantaloni verdi e larghi, infilati in un paio di stivali marroni alti fino al ginocchio. L’avambraccio sinistro è coperto da un bracciale cucitogli da sua madre.] [EV: 250, ABILITA': --, ARMATURA: --, ARMI: --] Stats PG: Atk D= 700; Def D= 750; Vel= 300




    Sho-Sho si inchinò di rimando ad Hangin prima che lei salisse sul palco per intrattenere la folla. Ripensò alle parole della monaca, mentre il suo cervello cominciò a vorticare furiosamente. Doveva trovare un modo per arrivare a nord senza farsi notare. Fortunatamente il vicolo dove si erano riparati non era cieco, l'altra estremità portava direttamente al porto est. A quell'ora non doveva esserci nessuno, anche perché immaginava che la maggior parte della gente fosse in attesa della sua comparsa sotto al palco.
    Mentre sbucava nel grande piazzale di pietra che costituiva il piano di scarico delle navi mercantili continuava a guardarsi intorno, seguito dalla sgradevole sensazione di essere osservato. Come aveva previsto, le uniche persone in vista erano le due guardie che facevano la ronda da un capo all'altro del porto, avanti e indietro. Non avevano l'aria di divertirsi molto.
    Sho-Sho li conosceva: uno di loro era un ragazzo di qualche anno più grande di lui che sognava di entrare nella marina del Regno della Terra ma che per il momento era relegato a occupazioni che le guardie più anziane evitavano, noiose e affaticanti. L'altra persona era invece un vecchio soldato che a causa di una ferita di guerra era stato rispedito a casa e si guadagnava da vivere facendo la guardia portuale a tempo pieno. Aveva preso in grande simpatia il ragazzo e li si sentiva spesso raccontarsi storie di guerre e viaggi.
    Il giovane Avatar sperò con tutto il cuore che la gente di quel villaggio non venisse coinvolta nelle faccende tra lui e l'Imperatrice, non avrebbe potuto sopportare il dolore.
    Si diresse verso nord costeggiando il villaggio, rimanendo nascosto nell'ombra degli alberi, spogli e inquietanti in quel periodo dell'anno, che crescevano lungo la costa rocciosa dell'isola. Aveva l'impressione che il suo respiro potesse essere sentito a chilometri di distanza e che le foglie morte sotto i suoi piedi stessero crepitando "Sono qui, sono qui!"
    Senza cedere alla tentazione di mettersi a correre raggiunse finalmente l'arco in pietra nuda che delimitava l'estremità nord del piccolo villaggio. Nel momento i cui vide i grandi bisonti volanti accampati lì accanto si rese conto di quanto il suo cuore stesse battendo forte.
    Riconobbe nella figura che stava spazzolando una delle due creature la ragione per cui si era recato là, Mai-Sang.
    Si avvicinò a lei, cercando di calmarsi un po' e richiamò la sua attenzione esibendosi nel tradizionale inchino di saluto.
    "Buonasera, giovane monaca. Mi manda la Maestra Hangin. So che lei non si fida ancora di me, ma questa volta mi deve ascoltare." Non le lasciò nemmeno il tempo di replicare, cominciando a parlare come una macchinetta. "Mi ha detto di dirle che l'Imperatrice sa già tutto, le sue protettrici sono sulle mie tracce. Non ci metteranno molto a scoprire che me ne sono andato dalla piazza, perciò bisogna agire subito. 'Procedere come programmato,' mi ha chiesto di riferire."
    Sho-Sho finalmente si lasciò andare in un lungo sbuffo che esprimeva la pressione alla quale era sottoposto, chiedendo poi in tono apprensivo: "Esattamente, com'è stato programmato?"
     
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