Il salvataggio

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    MESE 11, GIORNO 12, POST 21 (gen), mattina

    [(#FF007F) EXP 161.910 (15r50x2)][DENARO: 1500 mo (gioielli) + 4650 mo NdF + ABBIGLIAMENTO: uniforme militare, capelli raccolti nell'acconciatura tradizionale e fermati con la corona][EV: 1.550, ABILITA': fiamme blu, controllo dell'attacco B ARMATURA: D1 (on), ARMI: pugnale (off)]



    Una delle palle di fuoco, scagliate dalle catapulte avversarie, cadde non lontano dall'ammiraglia, dando un violento scossone alla nave. Iris si aggrappò al tavolo sul quale era rappresentata la mappa dell'area. "Che succede?" strillò, cercando di scrutare all'esterno. Fuori era ormai buio e non si vedeva nient'altro che la luce intermittente delle esplosioni, al centro dell'area nella quale le navi si stavano scontrando. Nessuno rispose, tutti intenti a cercare di capire dalle strumentazioni a bordo cosa fosse successo. "Una palla di fuoco. Non ci hanno colpiti" la informò un marinaio. Iris tirò un sospiro di sollievo. "Cerchiamo di recuperare in fretta quegli uomini. Ozun, vada a supervisionare il recupero, appena tutti saranno a bordo togliamoci da quest'area... non saremo di alcuna utilità se ci faremo affondare" ordinò, nervosa.

    I superstiti vennero recuperati e caricati a bordo, i feriti medicati. I combattimenti proseguirono per diverse ore, poi, in tacito accordo, calò il silenzio più assoluto. Quella battaglia sarebbe potuta andare avanti per giorni e giorni, era il momento di riposare per entrambi gli schieramenti. "Voglio quattro vedette a tenere d'occhio la situazione, un cambio ogni ora. Svegliatemi se notate qualunque movimento sospetto" ordinò la ragazza, decidendosi finalmente a lasciare il ponte di comando per ritirarsi nella propria cabina al piano inferiore. Solo allora, passando davanti alle cabine degli ufficiali, le tornò in mente Antk. Chissà come stava. Sbadigliò. Probabilmente stava dormendo, aveva sicuramente bisogno di riposare. Il giorno seguente avrebbe dovuto parlare con il medico e farsi aggiornare... ebbe appena il tempo di rannicchiarsi nel suo letto e crollò, provata da tutti gli sforzi della giornata.

    Erano passate diverse ore quando dei colpi insistenti alla porta la costrinsero ad aprire gli occhi. La cabina era buia, difficile dire quanto avesse dormito. "Che c'è?" sbottò con voce impastata. "Altezza, i ribelli si muovono" la informò la voce squillante di uno degli uomini di Ozun. "Arrivo!" rispose la ragazza, balzando rapida fuori dal letto, ormai completamente sveglia. I ribelli erano ormai allo stremo e in breve capitolarono. Iris si lasciò sprofondare sulla sedia. Era finita. Avevano vinto.
     
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  2. Silian
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    [EXP ANTK (darkred) 25.555 (30r100x2)][DENARO: 300 NdF, DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: uniforme soldato, malntello, stivali neri][EV: 410, ABILITA': Dominio elettrico ARMATURA: Si , ARMI: Sciabole Gemelle e Kukri]

    MESE 11 GIORNO 12, POST 20, mattina

    Quando la sera precedente si è precipitato fuori dalla cabina per chiedere spiegazioni su quell'urto subito dalla nave, l'unica risposta che ha ottenuto è stata "Non abbiamo informazioni al riguardo. Stia calmo e rientri nella cabina". Nessuno dei due gli aveva prestato troppa attenzione, impegnati com'erano a fare le "belle statuine" ai lati della sua cabina. Oltre tutto con quel tono idiota, formale, del tutto indifferente. Irritante. Decisamente irritante. Le guardie del corpo di Ris? I suoi gusti erano cambiati parecchio, se accettava di assumere simili idioti tra i suoi soldati. Neanche riconoscevano lui, un ex Generale dell'esercito, l'uccisore dell'Avatar Lein...Avrebbero dovuto quanto meno portargli il rispetto che meritava! Stava per dare una bella lezione di umiltà, a tutti e due, se lo sentiva. "Ve lo chiedo con calma un'altra volta. Che. Cosa. Sta. Succedendo. Là. Fuori. " Probabilmente il suo umore era piuttosto evidente (sarà colpa del digrignare di denti, o forse della smorfia feroce che gli aveva deformato la faccia), vista la reazione che una delle due guardie ha avuto. Si è voltato verso di lui con rapidità, portando le mani in posizione di guardia, imitato quasi subito dal collega - che a dire la verità era evidentemente riluttante all'idea di scontrarsi col prigioniero. "Torni nella cabina. E' un ordine" ha sibilato il primo, senza mostrare il minimo segno di timore nei suoi confronti. Stupido soldatino idiota! Il ragazzo allora si è sentito affluire torrenti di sangue bollente al viso. "Forse non sai con chi hai a che fare, recluta..." ha ringhiato con voce tremante dalla collera, avvicinandosi a grandi passi con aria di sfida alla più irriverente delle due guardie, mentre le solite scariche azzurrine iniziavano a danzare lungo i suoi avambracci scoperti dalle maniche corte della tunica.

    Un improvviso rumore di passi affrettati riecheggia nel corridoio, seguito dalla figura del Capitano delle Guardie che correva guardando dritto davanti a sé, senza apparentemente notare la scena tesa che si stava svolgendo sotto al suo naso. I tre si voltano a guardarla, ed anche se i due soldati ora sono distratti ed impegnati a salutare il quarto incomodo, Antk non prova nemmeno ad approfittare e darsela a gambe. Mezzo secondo dopo i suoi occhi scuri prendono a scrutarli, uno ad uno, e lei rallenta fino a fermarsi. Guarda soprattutto lui, con la solita espressione indecifrabile. "C'è qualche problema?" chiede asciutta. Silenzio. "Ottimo, allora torno a fare il mio lavoro" prosegue senza cambiare tono."Portatelo a fare cena tra un'ora e tenetevi alla larga dai corridoi principali e quelli che portano dalla sala macchine al ponte di comando: devono essere lasciati liberi". "Che era quella botta?" chiede a bruciapelo il ragazzo meno loquace, bloccando la ripartenza del Capitano. "Una bordata. Non ci ha colpiti, credo comunque che entro domani mattina dovremmo farcela. Ora devo andare".

    E così fu: anche se questa mattina non ha messo il naso fuori dalla cabina, i passi all'interno dei corridoi, le voci alte ed allegre dei soldati che tornano a riposare sottocoperta gli annunciano in modo inequivocabile la fine della battaglia. Il rumore aumenta nel momento in cui si apre il portello, lasciando entrare nella stanza la figura bigia ed emaciata del medico di bordo. Non ha dormito: ha due occhiaie peggio delle sue il giorno precedente. La sua efficienza non peggiora, in ogni caso: le bende vengono sostituite con rapidità, un grugnito appena accennato accompagna la visione della pelle lesa, stavolta chiaramente in via di guarigione. Il ragazzo si infila di nuovo la casacca da soldato, di nuovo solo nella sua stanza. Già, sono praticamente due giorni che non la vede.O forse tre? Non si capisce se è giorno o notte, in quella bagnarola infernale. Ora che è tutto finito potrebbe anche venire a trovarlo. Un po' di tempo, un'occhiata soltanto. "Cosa ti costa, Ris, ricordarti di me? Forse la battaglia mi ha cancellato per sempre dal tuo cuore...?"

    Edited by Silian - 8/2/2012, 16:17
     
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    MESE 11, GIORNO 12, POST 22 (gen), mattina

    [(#FF007F) EXP 161.910 (15r50)][DENARO: 1500 mo (gioielli) + 4650 mo NdF + ABBIGLIAMENTO: uniforme militare, capelli raccolti nell'acconciatura tradizionale e fermati con la corona][EV: 1.550, ABILITA': fiamme blu, controllo dell'attacco B ARMATURA: D1 (on), ARMI: pugnale (off)]



    Avrebbe dovuto essere felice: avevano vinto. Eppure... con suo grande disappunto non stava provando quella piacevole sensazione che normalmente accompagnava la vittoria. Le tornarono in mente Longwei, Antk... e tutto quello che avevano passato insieme, prima di ritrovarsi a quel punto. Da un lato voleva che stessero bene, dall'altra li odiava per quello che l'avevano appena costretta a fare. Guardò i suoi uomini festeggiare sul ponte, senza riuscire a trovare la forza per unirsi a loro. C'era ancora Weiwei su una di quelle navi... se era sopravvissuto. Si rialzò lentamente, sentendo tutto il peso del suo ruolo. "Arrestate i superstiti" disse lapidaria, uscendo dal ponte di comando.

    Antk era stato sistemato sul lato opposto della nave, in modo da trovarsi il più lontano possibile da lei. Percorse il ponte che la portava alla sua cabina, ma arrivata davanti alla porta si rese conto di non volerlo vedere. Salutò le guardie con un cenno e subito loro si fecero di lato per permetterle di passare, ma prima che i due aprissero la porta Iris scosse la testa e tornò sui propri passi, camminqando in fretta nel timore che lui potesse sentirla. Lei, che non era mai scappata di fronte a nessuno, si ritrovava a nascondersi da un ragazzo senza nemmeno sapere perché. Un senso di rabbia cominciò a crescere dentro di lei. Non capiva e questo la faceva infuriare. Raggiuse la propria cabina: "chiama il Capitano Elanor" ordinò a una delle sue ancelle "è urgente!" aggiunse, vedendo che l'altra non sembrava intenzionata ad affrettarsi ad eseguire l'ordine.

    Osservò la ragazza uscire, richiudendo la porta dietro di sé, poi si sedette sul divanetto, scrutando il mare fuori dal finestrino. Non andava. Decisamente non andava! Rimase così, immobile e immersa nei suoi pensieri per diversi minuti, senza nemmeno rendersi conto del tempo che passava.
     
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  4. Silian
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    Sono entrata subito o si faceva notte.


    [EXP: 28.660 exp (25r80x2) Elanor (#3A0057)] [DENARO: 510 NdF; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: tunica rosso rubino con orli e pantaloni neri] [EV: 1000 PV, ABILITA': chi blocking ARMATURA: // ARMI: arco/stiletti (8)]

    MESE 11, GIORNO 12, post 9 (Gen), mattina

    Aveva trascorso una notte in bianco, stringendo quello stupido rotolo di pergamena che conteneva il testamento di Iris al petto, quasi per paura che qualcuno potesse osare sottrarglielo di nascosto. Quando era arrivata Iris, non aveva fatto in tempo a provare del sollievo, che subito si erano ritrovati per due giorni di fila nel pieno della battaglia, tra bordate ed onde innaturali che avevano sospinto via le navi dei ribelli, l'una sull'altra. E lei continuamente di corsa, senza sapere esattamente che fare: Iris ormai dava ordini solo ai Generali, non sembrava intenzionata a curarsi del suo prigioniero né di qualsiasi cosa inerente alla propria scorta. Si era dovuta inventare qualcosa: tipo le guardie alla porta del ragazzo, il quale non aveva minimamente apprezzato la premura. Aveva corso avanti e indietro, aspettandosi da un momento all'altro che la venissero a cercare per riferire ordini assortiti da parte del Signore del Fuoco, ma niente.

    Si alzò quella mattina quasi più stanca di come era prima di dormire: strisciò fuori dal giaciglio stropicciandosi gli occhi e sbadigliando. Raggiunse a tentoni il bacile e si spruzzò dell'acqua fredda sul viso, che non servì quasi a nulla, stanca come era. La giornata intera sarebbe stata un inferno, per come era iniziata. Detestava avere sonno, la faceva sentire poco lucida, intorpidita e lenta. Si vestì senza sapere come facesse ad infilare gli arti negli abiti giusti e barcollò verso la mensa per racimolare almeno quel po' di energie che le sarebbero servite fino all'ora di pranzo. I suoi ragazzi erano al primo tavolo: avrebbe voluto sedere con loro, ma gli ultimi posti nella tavolata furono occupati da due soldatesse. Le rivolsero un cenno di saluto e di scuse per non averle tenuto il posto. Ricambiò il saluto e tirò dritto, nascondendo una leggera sensazione di nervosismo. Non le piaceva mangiare da sola o peggio, in compagnia di persone che non conosceva. Con lo sguardo basso andò a prelevare la sua tazza di tè e qualcosa da mettere sotto i denti.

    Fu lì, nella mensa, che la raggiunse l'ancella si Iris. Aveva un'espressione stranissima, un misto di fastidio e di imbarazzo per il trovarsi in un ambiente così pieno di soldati. Certo, molte teste si voltarono quando passò, ma era tutta una questione di atteggiamento: se se la fosse finita di ancheggiare in quel modo e camminare a passettini non avrebbe tirato l'attenzione in quel modo. Riconobbe Elanor quasi subito, dato che era seduta non troppo lontano dall'ingresso. Il Capitano, rassegnato all'ineluttabile, trangugiò il tè rimasto e si infilò in bocca senza troppo garbo i resti della galletta dolce che aveva in mano mentre ascoltava il messaggio reale. Annuì seccamente e le fece cenno di andare, mentre cercava di mandare giù le ultime briciole che le erano rimaste incastrate in gola.

    Un minuto dopo era arrivata anche lei alla porta della cabina della ragazzina più importante della Nazione. Bussò con decisione -strano come ormai non nutrisse più il timore reverenziale di qualche mese prima nei confronti di Iris; le venne ad aprire un'altra ancella. Si infilò nella stanza ed individuò Iris, che salutò con l'inchino tradizionale. "Sono ai vostri ordini, Altezza" disse subito, aggiungendo immediatamente "Vive felicitazioni per la vittoria".
     
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    MESE 11, GIORNO 12, POST 24 (gen), mattina

    [(#FF007F) EXP 162.260 (15r50x2)][DENARO: 1500 mo (gioielli) + 4650 mo NdF + ABBIGLIAMENTO: uniforme militare, capelli raccolti nell'acconciatura tradizionale e fermati con la corona][EV: 1.550, ABILITA': fiamme blu, controllo dell'attacco B ARMATURA: D1 (on), ARMI: pugnale (off)]



    "Vive felicitazioni per la vittoria". Quella voce la costrinse a voltarsi, lanciò un'occhiata in direzione delle sue ancelle e con un cenno ordinò loro di lasciarle sole, poi si tirò in piedi, stiracchiando un sorriso poco entusiasta: "grazie" rispose con un sospiro. Attese in silenzio che le ragazze fossero uscite, poi invitò Elanor a farsi avanti, a prendere posto su una poltroncina al centro della stanza. Lei si sedette su una poltroncina simile, vicino al finestrino chiuso da una leggera tenda rosso brillante attraverso la quale filtrava il sole mattutino. "E'..." iniziò, senza sapere bene come continuare quella frase. "Non doveva andare così" ammise, demoralizzata. "Sai... quando ero piccola mio padre mi portava spesso a Ember. In realtà avrei dovuto giocare solo con gente della mia stessa classe sociale, ma all'epoca li trovavo terribilmente noiosi... e poi mio padre non ha mai avuto niente da ridire sul fatto che frequentassi dei semplici borghesi, così..." disse, stringendosi nelle spalle, come se il resto della frase fosse scontato.

    "E' che tanti di loro li conoscevo. C'era uno dei miei migliori amici su una di quelle navi... ma adesso non ho più dieci anni. Ho una nazione da governare e non posso continuare ad assecondarli. Ho provato ad avvertirli. Sapevano cosa rischiavano a mettersi contro di me e hanno voluto farlo lo stesso" spiegò risentita. "Ho fatto l'unica cosa che potessi fare" si giustificò, senza che nessuno avesse contestato le sue azioni. Si sentiva dannatamente in colpa e odiava quella sensazione. Odiava non sapere che ne era stato di Weiwei, il modo in cui si era sacrificato per permettere a lei e Antk di fuggire, il modo in cui aveva fatto passare lei, per quella cattiva. Ma non era così. Aveva fatto quello che doveva fare. E basta. Forse continuando a ripeterselo sarebbe riuscita a convincersene.

    Eppure non era quello il vero problema. Artigliò involontariamente la poltrona, nervosa: "e Antk? Sono stata impegnata in questi giorni, non sono riuscita ad andarlo a trovare. Sai se sta bene? Riuscirà a guarire dalla ferita? Ti ha parlato di me?" si informò, facendo una domanda dietro l'altra, nella foga di liberarsi da quella spiacevole sensazione che la attanagliava ogni volta che ripensava ad Antk. Una volta avrebbe cercato qualsiasi scusa pur di poter correre da lui, ora cercava di ritardare il più possibile quel momento e nemmeno lei sapeva perché.
     
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  6. Silian
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    [EXP: 28.370 exp (30r100x2) Elanor (#3A0057)] [DENARO: 510 NdF; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: uniforme completa Guardie Reali] [EV: 1000 PV, ABILITA': chi blocking ARMATURA: // ARMI: arco/stiletti (8)]

    MESE 11, GIORNO 12, post 3 (feb), mattina

    Si accomodò sulla poltrona che le aveva indicato Iris, studiando con quanta più discrezione possibile la sua espressione. Sapeva che desiderava fortemente quella vittoria, si era applicata con tutte le sue risorse per perseguirla, eppure quello non si poteva certo definire un vero sorriso. Qualcosa non le andava bene – e cosa mai le andava bene? – scacciò come al solito i pensieri poco adeguati e cercò di concentrarsi sul preambolo. Era un discorso che aveva preso tante volte: classi sociali, suo padre…ma stavolta, anche se non lo nominava direttamente, Elanor sospettava che il motivo del suo discorso fosse chiuso da solo in una cabina, con una brutta ustione all’addome. Aveva rischiato la vita per salvare quel piantagrane, volendo o non volendo ci aveva pensato più volte e non poteva fare a meno di collegare la sua figura a qualsiasi atteggiamento di Iris che esulasse dalla norma. Come il non gioire per una vittoria, appunto. O forse si stava solo facendo strane paranoie.

    "Ho fatto l'unica cosa che potessi fare". Elanor annuì, pensierosa. Cosa era successo su quella nave? Quanti dei soldati a bordo aveva riconosciuto? Si strofinò nervosamente il mento, pensando a quanto si sarebbe potuta sentire sotto terra se fosse stata al posto suo. Beh, meglio non pensarci, non riusciva davvero ad immaginarsi al posto del Signore del Fuoco, avevano ricevuto un’educazione troppo diversa – ed era sempre più chiaro, giorno dopo giorno; per prendere decisioni simili, affondare i propri stessi amici, ci voleva o una crudeltà inumana o un senso del dovere spropositato. Probabilmente era per il secondo che aveva agito in quel modo, anche se per come l’aveva educata sua madre il Capitano non avrebbe mai accettato di avere solo una sola via per risolvere un conflitto. Erano come cresciute in due Regni diversi, in un certo senso.

    Un movimento involontario e convulso della sua mano attirò la sua attenzione. Curioso quando, nel momento in cui ti abitui ad un cotesto ed alle persone che ci vivono, impari a fare attenzione ai dettagli. Come volevasi dimostrare, c’era anche Antkantos in ballo: aspettò che finisse la sua raffica di domande col dovuto silenzio. “Sono andata a controllare di persona più volte le sue condizioni, ed ho chiesto ai miei uomini di riferirmi quanto più possibile. Si sta riprendendo a meraviglia, il medico dice che la ferita non è infetta e che sta guarendo a dovere. Ci vorrà del tempo, data l’entità dell’ustione, ma tornerà come nuovo. Si reca a mensa per i pasti con le sue gambe; mi sono presa la libertà di mettergli due guardie come scorta ma sembra non averlo apprezzato…” accennò, evitando di scendere nei particolari. “Durante la battaglia sarebbe stato poco prudente avere un ferito grave in giro per l’Ammiraglia e rischiavamo che lo scambiassero per un infiltrato, lo arrestassero e facessero domande che preferiremmo evitarci. Al momento è abbigliato con un’uniforme da soldato regolare, non dovrebbe attirare l’attenzione finché resta al suo posto” si giustificò e concluse il discorso, evitando di calcare su toni troppo allusivi ad aspetti tanto personali della vita privata della sua interlocutrice.

    Quante persone sapevano di quella faccenda, oltre lei? Il rendersi conto della delicatezza della situazione la colpì, ma ci avrebbe riflettuto con calma una volta tornata in cabina. Doveva concentrarsi su una cosa per volta. “Se lo ritenete opportuno darò ordine di sospendere la scorta e di lasciarlo libero di muoversi nella nave” le suggerì prontamente, non conoscendo con esattezza lo stato d’animo di Iris.
     
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    MESE 11, GIORNO 12, POST 1 (feb), mattina

    [(#FF007F) EXP 162.460 (15r50x2)][DENARO: 1500 mo (gioielli) + 4650 mo NdF + ABBIGLIAMENTO: uniforme militare, capelli raccolti nell'acconciatura tradizionale e fermati con la corona][EV: 1.550, ABILITA': fiamme blu, controllo dell'attacco B ARMATURA: D1 (on), ARMI: pugnale (off)]



    Iris annuì distrattamente: "no, no... hai fatto bene." rispose. Una fastidiosa sensazione, simile al panico, la prese nel momento in cui il soldato suggerì di lasciare Antk libero di girare per la nave. Sarebbe venuto da lei, l'avrebbe vista in quello stato e... non voleva, anche se lei stessa non avrebbe saputo dire perché. Rimase in silenzio per qualche istante, studiando le tende della sua cabina, poi riprese: "assicurati che abbia tutto quello che desidera, voglio almeno due soldati che lo scortino ovunque vada. Se fa qualcosa di pericoloso avvisatemi immediatamente" disse, facendo quello che le riusciva meglio... girare attorno al problema... ma perfino lei capiva che c'era qualcosa di diverso, questa volta. Non provava niente, se non un leggero fastidio all'idea di occuparsi della sicurezza di Antk.

    "Elanor... secondo te ho qualcosa di diverso?" chiese, cambiando argomento all'improvviso. Attese qualche istante, per permettere all'altra di osservarla adeguatamente, poi decise di spiegarsi meglio: "è per Antk... lo amo. Lo ho sempre amato... ma credo che se qualcuno lo aggredisse adesso non muoverei un dito" ammise sconfortata, mentre cercava di liberarsi del senso di colpa che la pungolava. "E' come con l'insalata di mare... la adoro... ma se ne mangio troppa non riesco più a guardarla per settimane, mi dà la nausea anche solo il pensiero... ho seguito Antk per mesi, mi sono assicurata che stesse bene, che avesse un tetto sotto cui stare, delle persone che lo aiutassero, una vita da portare avanti... adesso che è qui e posso tenerlo sott'occhio di persona... è come se mi fosse passata la voglia! Sono stanca, nauseata da quello che ha fatto... e anche adesso! Non è vero che sono stata impegnata: non voglio vederlo... e se qualcuno volesse ucciderlo... non provo più niente! Non ci riesco! So che ha fatto tanto per me, che vuole solo aiutarmi... ma di lui non mi importa più che di un calagambero!" sbottò. Chiuse gli occhi, scosse la testa, prese un respiro profondo e tornò ad osservare Elanor: "sono una persona orribile, vero?" chiese con sguardo colpevole.
     
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  8. Silian
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    [EXP: 29.090 exp (25r80x2) Elanor (#3A0057)] [DENARO: 510 NdF; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: tunica corta rosso rubino aperta ai lati con orli neri, cintura e pantaloni neri] [EV: 1000 PV, ABILITA': chi blocking ARMATURA: // ARMI: arco/stiletti (8)]

    MESE 11, GIORNO 12, post 9 (feb), mattina

    “Agli ordini” rispose, come al solito, alla prima parte delle sue richieste. Poteva ritenersi soddisfatta: aveva intuito come trattare quel piantagrane praticamente senza indicazioni. Anche se…in fondo…era per quello che la pagavano, non aveva troppo da gongolare. "Elanor... secondo te ho qualcosa di diverso?" Quella domanda la colse totalmente alla sprovvista. Smise di gongolare e la fissò interdetta: era la prima volta che la guardava davvero, da quando era tornata sulla nave. Normalmente non poteva, questione di protocollo. La guardò…era la Iris di sempre, il viso ovale e dalla pelle chiara, con gli occhi ambra sottolineati, questo era anomalo, da due lievi ombre scure e forse un po’ spenti. Ma tutto sommato era sempre lei. Scosse la testa, in segno di diniego. Sempre la stessa.

    E, come per giustificarsi, decise di vuotare il sacco. Era la seconda più grossa confessione che aveva avuto da lei da quando erano sulla nave. Chissà perché decideva di dire tutte quelle cose…proprio a lei. Ad una popolana senza un grammo di sangue reale nelle vene. Aveva capito che quel tipo fosse importante per lei, che aveva fatto un sacco di stupidaggini anche, e che Iris si era dovuta fare in quattro per toglierlo dai guai. Altro non sapeva, ma sentiva dentro di sé di aver intuito con chi avesse a che fare. “Fino a che punto…” si chiese la ragazza “…un piantagrane può essere piantagrane, tanto da indurre le persone che lo amano a stancarsi di loro?” sospirò silenziosamente, guardando Iris scuotere la testa affranta. Per aver venduto i suoi stessi compagni, i suoi stessi isolani, doveva essere anche lui tanto innamorato di Iris. Che fosse un piantagrane invece l’aveva capito da come aveva infastidito i suoi ragazzi…Ma che fosse anche tanto stupido da scomodare il Signore del Fuoco in persona, al punto che nemmeno lei, la sua ragazza, ne voleva più sentir parlare anche dopo averlo salvato, risultava a dir poco incredibile. Riassumendo, come abbiamo già detto, doveva essere un idiota patentato. Assurdo…

    Lo sguardo che le lanciò era afflitto, a dir poco afflitto. La guardò negli occhi, e scosse con decisione la testa. Aveva visto di tutto in caserma, ed i soldati idioti erano la razza peggiore, sia che fossero tra gli ufficiali che tra le reclute. Dove c’era uno di loro, la sopravvivenza nell’esercito diventava questione di primaria importanza. O forse no, stava correndo troppo, si stava comportando come un giudice quando non ne aveva il diritto…e forse il ragazzo aveva i suoi motivi. Lo stava processando in contumacia, senza mai averne ascoltato le ragioni. Non ne aveva il diritto…si sentì in colpa, ad essersi sorpresa a ritenersi “Altezza, no, non lo siete. E se mi consentite di esprimere un’opinione del tutto personale, forse siete soltanto molto, molto stanca. Forse avete bisogno di una pausa, lontano dalle cose che vi hanno stancata”. Quante ragazze aveva sentito dire di ‘volersi prendere una pausa’? Forse era quello, il problema: il tempo avrebbe fatto il resto. Non disse altro: con Iris anche due parole erano troppe, a volte.

    Edited by Silian - 6/2/2012, 00:18
     
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    Iris soppesò per qualche istante la possibilità che Elanor le prospettava, poi un sorriso stanco si allargò sul suo volto. "Sì, forse hai ragione. Sai... non ho dormito tanto bene in questi giorni... è che da quando l'ho conosciuto non ho fatto altro che fare di tutto per assicurarmi che stesse bene... ma adesso ho altre responsabilità. E' giusto che sia qualcun altro ad occuparsene. Farò in modo che stia al sicuro... gli farò costruire una casa nella capitale e metterò le mie guardie a tenerlo d'occhio... e lontano da me. Non posso continuare a mettere in pericolo il mio regno: deve dimenticarmi, è meglio per tutti e due" decise e con quelle parole si alzò in piedi, avviandosi a passo svelto verso l'uscita della propria cabina. Prima lo avesse affrontato meglio sarebbe stato.

    "Vado da lui" annunciò uscendo nel corridoio. Non si fermò nemmeno a controllare se Elanor aveva recepito il messaggio, non fece caso ai soldati che la salutavano lungo la via, e si infilò tra i due ragazzi di guardia alla porta della cabina di Antk con tanta rapidità che finì per urtarli nel passare loro in mezzo. Spinse la porta senza troppi complimenti e si guardò intorno, cercando il ragazzo con lo sguardo: "Antk, dobbiamo parlare" disse con nervosismo malcelato.
     
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  10. Silian
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    [EXP ANTK (darkred) 24.165 (15r50x2)][DENARO: 300 NdF, DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO:uniforme soldato in prestito][EV: 410, ABILITA': Dominio elettrico ARMATURA: Si , ARMI: Sciabole Gemelle e Kukri]

    MESE 11 GIORNO 12, POST 3, mattina

    Non ha nient’altro da fare: si è steso sulla branda e conta i bulloni che inchiodano una lastra di metallo all’altra, sul soffitto. Peccato che ogni volta che arriva a quarantatre si perde e deve ricominciare da capo. Ogni volta l’irritazione che gli chiude lo stomaco cresce un poco; si stropiccia alla fine gli occhi e sbuffa, rinunciando all’impresa. Non c’è nemmeno un oblò nella sua cabina. Neanche i pesci, può guardare, non può uscire, non può parlare…non può fare un accidente! Si drizza a sedere come punto da un’apescorpione, l’irritazione e la noia gli fanno prudere le mani, non riesce più a stare seduto!

    Non può usare il Dominio, non può respirare aria fresca, non può vedere la luce del sole…diamine, ci sarà mai qualcosa che possa fare, in quella bagnarola infernale? E possibile che Iris lo stia volontariamente e deliberatamente condannando a tutto questo? Inizia a camminare nervosamente avanti e indietro, davanti alla branda sfatta. La coperta pende inerte a terra e lui la calpesta ad ogni passaggio. Il poter calpestare qualcosa gli dà un sottile piacere, un sollievo del tutto insufficiente all’ansia ed alla pena che prova. No, non può essere…è venuta da lui a tirarlo fuori dall’inferno, perché mai vorrebbe gettarlo in uno ancora peggiore?

    E poi, come in risposta alla sua muta e dolorosa preghiera, sente spalancarsi la porta. Sbatte contro il muro, per la forza con cui è spinta via, e le guardie da fuori incespicano per riprendere l’equilibrio, borbottando scuse. Perché è lei, quella è davvero Iris. Dopo un primo istante di incredulità il ragazzo le va incontro a grandi passi: è come se gli avessero dato tutta l’aria ed il sole di cui ha bisogno! Vorrebbe tendere le braccia verso di lei, stringerla a sé per salutarla. Ma c’è qualcosa che stona. "Antk, dobbiamo parlare" I suoi occhi, hanno qualcosa di strano. Un imbarazzo fuori luogo lo blocca, lo costringe a mantenere le braccia inerti, giù, lungo i fianchi. Che sta succedendo? Non è forse la cosa più bella che sarebbe mai potuta accadere?

    Il ragazzo schiude le labbra come per dire qualcosa ma esita di nuovo. Per quanto cerchi, qualcosa manca dal viso del suo amore. Ha gli occhi spenti, o è solo una sua impressione? Non è quello lo sguardo che aveva, quando gli stringeva la mano, ferito, nell’infermeria nemica. Sente i muscoli attraversati da una sgradevole tensione: “E’…E’ per la faccenda delle guardie, vero?” le chiede, strofinandosi la nuca con una mano, senza sapere bene che fare. “Lo so, ho sbagliato, ma non ce la facevo più a stare rinchiuso qui senza aria, senza luce, senza...senza di te!” si giustifica, mentre uno strano solco si apre sulla sua fronte, tra le sopracciglia. "Ero preoccupato a morte, solo questo..." dice, abbassando la testa.

    Edited by Silian - 8/2/2012, 16:18
     
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    MESE 11, GIORNO 12, POST 4 (feb), mattina

    [(#FF007F) EXP 162.760 (15r50x2)][DENARO: 1500 mo (gioielli) + 4650 mo NdF + ABBIGLIAMENTO: uniforme militare, capelli raccolti nell'acconciatura tradizionale e fermati con la corona][EV: 1.550, ABILITA': fiamme blu, controllo dell'attacco B ARMATURA: D1 (on), ARMI: pugnale (off)]



    Lo vide venirle incontro e poi fermarsi, incerto come non lo aveva più visto da anni. Per un attimo le era sembrato di nuovo l'Antk di Ember Island, quello del quale si era innamorata e si bloccò. “E’…E’ per la faccenda delle guardie, vero?” chiese lui. Iris fece cenno alle guardie di lasciarli soli e chiudere la porta; non sopportava di vedere Antk in quello stato. La faceva sentire in colpa... ma non era la prima volta che si comportava a quel modo: prima faceva casino e poi tornava da lei con la coda tra le gambe. Non poteva andare avanti così! Scosse la testa, senza sapere bene cosa dire: "d'accordo..." borbottò, cercando di dare un filo logico ai propri pensieri. "Antk... senti... non sono stata sincera con te e mi dispiace... è che è successo tutto troppo in fretta. Ma non è una scusa" disse, girando intorno alla questione, senza riuscire ad arrivare al punto.

    "Ero... sconvolta per la morte di mio padre, immagino... e... e non ho pensato a quello che stavo facendo. Ma quello che ti ho detto non è vero: non è vero che non provo più niente per te... è che non so più bene nemmeno io cosa provo" ammise, lanciando un'occhiata interrogativa in direzione del ragazzo, per assicurarsi che non avesse preso troppo male quell'affermazione. "Vedi... ti ricordi quando eravamo piccoli e non sapevamo ancora usare il dominio? Facevi un'idiozia dietro l'altra pur di impressionarmi" disse con un sorriso affettuoso "eri goffo, impacciato... ma è quello l'Antk che amo... non il generale spietato che sei diventato! Hai tradito la mia fiducia, hai ucciso l'Avatar, hai... perfino Weiwei! Non riesco a riconoscerti e... e non mi piace! E' da quando sono diventata Signore del Fuoco che sei così: ho sbagliato a lasciarti venire nella Capitale, a farti conoscere la vita di palazzo. Mio padre aveva ragione: noi nobili siamo nati in questo mondo e riusciamo a sopravvivere... ma non è un posto adatto a tutti, ti chiedo scusa per non essermene resa conto prima. Antk... io ti voglio bene, ma quello che hai fatto mi spaventa e mi disgusta. Ho rischiato la mia vita per venirti a recuperare su quella nave, ma adesso che sei qui non posso fare a meno di pensare che questa storia si ripeterà ancora e ancora... mi farai uno dei tuoi sorrisi, una delle tue promesse che poi non manterrai... e io non ce la faccio più. Ho una nazione da governare, una nazione che si aspetta la più completa attenzione da parte della sua sovrana... e non posso fare il mio dovere se devo correrti dietro. Per questa ragione sappi che questa è stata l'ultima volta che ho rimediato a un tuo errore... mi dispiace non poter fare di più, ma sono stanca. Potrai mai perdonarmi?" chiese con sguardo supplichevole.
     
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  12. Silian
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    Aggiorno l'intestazione appena cambio PC.
    Ah, il ragazzo è un po' lento, ma questo lo sapevamo...d'altra parte, "chi si assomiglia si piglia"! :asd: ...e dimenticavo la lagna^^

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    MESE 11 GIORNO 12, POST 5, mattina

    Non sembra che, dopotutto, ce l'abbia particolarmente con lui per quella storia delle guardie: quando si arrabbia davvero si tira su, dritta come un fuso, ed inizia a guardarti dall'alto in basso facendoti sentire come se fosse alta più di te, anche se a stento ti arriva all'altezza del mento. E parla a voce alta, certo. Non è per quello che è venuta, no, ma lui è contento lo stesso di non aver fatto altri sbagli. E...e poi inizia a parlare, dice un sacco di cose tutte insieme, e Antk non riesce a capire tanto bene dove vuole andare a parare. Insomma, se dicesse una sola cosa la capirebbe facilmente, potrebbe farla contenta, ma così è davvero impossibile. Dice che non è vero che non prova più niente per lui...ed allora quasi gli viene da fare un sorriso grosso come il sole che sorge, ma lei continua a parlare come se ci fossero cose più importanti al mondo di quello che provano l'uno per l'altra.

    E ancora non capisce che le prende, perché la piega che sta prendendo il suo discorso diventa sempre più strana, gli piace sempre meno, a dirla tutta. Lo sguardo che gli lancia alla fine, chiedendogli perdono, scioglierebbe un sasso...il ragazzo si strofina la fronte, imbarazzato, senza sapere cosa dire...e nel frattempo cerca di mettere ordine nelle cose che ha appena sentito. "Ris...è che...non capisco, non ho capito tanto bene" le risponde stranamente esitante. Incrocia le braccia davanti al petto, con un altrettanto strano segno di esitazione. E finalmente il suo cervello riesce a mettere insieme i vari pezzi, ed un vago senso di vertigine si impossessa del ragazzo. E' come se tutto il peso della lesione subita e la stanchezza della fuga e la frustrazione della prigionia gli piombassero sulle spalle: perché, forse, era stato il pensiero di poterla rivedere e riabbracciare che lo aveva tenuto in piedi.

    Lo sguardo di Antk diventa vitreo, lui scuote la testa, si stropiccia gli occhi ed infine arretra di qualche passo, fino a trovare al tatto il bordo della branda. E si siede, continuando a strofinarsi la fronte, senza fiato. "Cosa ho sbagliato stavolta?" le chiede con un filo di voce, guardando un punto imprecisato all'incirca a destra dell'orecchio di Iris, ma non i suoi amabili occhi color ambra. Scuote di nuovo la testa. "Non...non hai idea di quello che ho dovuto passare? E non era per me, non me ne è mai importato niente di niente della carriera e di queste cose ridicole, mai..." continua, addolorato e sempre più pallido "Ogni cosa, ogni scelta che ho fatto, l'ho fatta per te, e per te soltanto! Wei...lui era e sarà sempre il migliore amico che abbia mai avuto. Ho dovuto fare una scelta...per l'Avatar, per Wei...saresti potuta rimanere ferita, Ris, non potevo permetterlo, in nessun caso! Non sarebbe dovuta finire così, ma le cose vanno sempre come dicono loro, e non sono riuscito a rimettere le cose a posto come fai sempre tu" geme, affondando il viso nelle mani. Sospira accoratamente e si azzarda a tirare di nuovo su il viso dalle dita tremanti.

    "Lo so, faccio sempre disastri..." riprende, ricambiando l'occhiata supplichevole lanciatagli poco prima da lei "Ma...ma io cerco sempre di fare del mio meglio, perché voglio che tu stia bene, non mi importa nient'altro al mondo, credimi...ma non lo so cosa sbaglio, non riesco a capirlo!" geme di nuovo con voce strozzata. "Dimmelo tu cosa c'è che non va, perché io davvero, davvero non capisco...invece di farti felice ti faccio arrabbiare, ogni volta...ti prego, non chiedo altro..." sospira, con un profondo solco scavato lungo la fronte. Le parole gli sono uscite così, da sole, neanche riesce a capire cosa esattamente abbia detto e come. L'unica cosa che sente, e lo fa stare male come non si è mai sentito prima, è che la cosa che teme di più al mondo si possa realizzare...non riesce ancora a razionalizzare la sua paura, ma sente solo qualcosa che gli afferra lo stomaco come in una morsa e lo fa sentire come se non potesse mai più essere felice.

    Edited by Silian - 8/2/2012, 22:39
     
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    MESE 11, GIORNO 12, POST 5 (feb), mattina

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    "Cosa ho sbagliato stavolta?" chiese il ragazzo, con un'aria da cane bastonato che fece sentire Iris dannatamente in colpa. Perché doveva farla sentire a quel modo!? Non. Era. Giusto. Per niente! Era lui ad avere sbagliato! Lui che la metteva sempre nei guai, che le complicava la vita! Non poteva essere lei a sentirsi in colpa! Iris si portò le mani alle orecchie, seccata: "basta!" sbottò disperata, nel tentativo di farlo smettere. Voleva tanto perdonarlo. Non ce la faceva proprio a guardarlo negli occhi e dirgli che questa volta era finita, per davvero... ma allo stesso tempo non lo sopportava. Non era la prima volta che lui si comportava a quel modo, che quando lei si arrabbiava diventava docile e comprensivo... ma ormai aveva imparato. Sapeva che appena si fosse voltata lui l'avrebbe pugnalata alle spalle... di nuovo... e chissà se sarebbe riuscita a sopravvivere, questa volta. Era arrivato il momento di prendere la decisione giusta.

    "Lo so che non capisci niente... ma non sei tu a dover capire. E so anche che lo fai per me... ed è proprio per questo che non posso permettere che questa cosa vada avanti. Voglio che torni a essere quello che eri una volta, che ti dimentichi di me, delle rivoluzioni, degli eserciti, di tutto quanto!" disse, guardandolo insoddisfatta. Non lo sopportava, ma al tempo stesso non riusciva a dirgli addio. Una parte di lei voleva dare fiducia al ragazzo, credere ancora una volta alle sue parole, ma la determinazione che l'aveva sorretta negli ultimi mesi contro le critiche del resto del mondo le impedì di lasciarsi distrarre, facendola rimanere irremovibile nella sua posizione. "Perdonami per tutto questo... e credimi, non può funzionare. Ci abbiamo provato, ma gli Spiriti hanno in mente altro per noi. Ti auguro di essere felice" concluse, avvicinandosi a lui con l'intenzione di abbracciarlo e stringerlo per l'ultima volta... ma all'ultimo si trattenne, notando le bende e temendo di fargli male.
     
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  14. Silian
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    MESE 11 GIORNO 12, POST 9 (Feb), mattina

    "basta!"
    Lo strillo di Iris lo coglie di sorpresa, e trasale sgranando gli occhi. Si è messa le mani sulle orecchie, e lui si sente stringere il cuore come da una tagliola: non lo vuole ascoltare?! Cosa sta succedendo? Dimenticarsi di lei? Ma cosa…che assurdità sta dicendo?! Non potrebbe mai, mai continuare a vivere dimenticandosi di lei, come fa anche soltanto a pensare una cosa del genere? Sta per aprire la bocca e dirglielo, vuole farglielo capire che non sarà mai possibile, ma ogni volta che prova a parlare c’è lei che ha qualcosa da aggiungere, e va sempre peggio, sempre peggio…“…credimi, non può funzionare. Ci abbiamo provato, ma gli Spiriti hanno in mente altro per noi”.

    A quel punto si sente girare violentemente il capo, e per qualche istante interminabile anche la vista sembra annebbiarsi. L’unica cosa che sembra esistere in quel momento sembra essere il bordo della branda, che sta stritolando tra le dita. Una voce spietata nella sua testa gli dice che è esattamente quello che sembra, che è finita. Ma lui non vuole darle ascolto e non può farlo, ne va della sua vita. La lascia ciarlare da sola, nel silenzio della solitudine. E’ come stordito, un ronzio stranissimo nelle orecchie, come se fosse svenuto…ma non è svenuto, non sta sognando, e quello che gli sta capitando è concretissimo, anche se sembra uscito dal suo peggiore incubo. Fissa il vuoto davanti a sé, e solo il suo istinto registra il movimento della ragazza nella sua direzione.

    Reagisce in ritardo, per puro riflesso alza la testa quel tanto che gli consente di constatare quasi con la rigidezza dell’animale braccato che lei si è davvero avvicinata. Ma…ma niente. Riabbassa subito il mento sul petto, neanche arriva a vederle il viso. Resta là, ingobbito, quasi accartocciato su sé stesso, i pugni stretti intorno al palo della branda talmente forte che gli sono diventate bianche le nocche delle mani. Qualcosa si è spezzato, in silenzio, e non può fare nulla di sensato in quanto, di nuovo, il mondo intero sembra averlo perso, quel senso.
     
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    MESE 11, GIORNO 12, POST 6 (feb), mattina

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    Lo sguardo ferito di Antk la colpì come un pugno nello stomaco: non sopportava di vederlo ridotto in quello stato, ma non poteva fare altrimenti! Strinse i pugni e si sedette accanto a lui, determinata a non andarsene di lì finché non si fosse assicurata che il ragazzo stava bene. Si dondolò sulla branda cercando lo sguardo del ragazzo, ma era abbastanza sicura che lui non la vedesse, concentrato su un punto della parete alle sue spalle. Non aveva bisogno di voltarsi per capire che niente, in quel punto, era degno di tanta attenzione: "Antk, ti prego, non fare così!" lo supplicò, continuando a fissarlo. Allungò una mano verso il ragazzo, cercando di afferrare una delle sue "non voglio perderti" aggiunse "ho già perso mio zio, mio padre, il nonno, il sifu Kuro, Weiwei... tutte le persone importanti della mia vita sembrano divertirsi a voltarmi le spalle proprio quando ho più bisogno di loro... non farlo anche tu! Ho bisogno di sapere che ce la faremo, anche se non staremo più insieme" disse e a quelle parole abbassò lo sguardo, imbarazzata per aver mostrato il fianco a quel modo. Con chiunque altro, all'infuori di Antk e, forse, Elanor, non avrebbe osato. "Nelle prossime settimane dovrò fare delle cose... necessarie... ma terribili. Non ci riuscirò da sola. Dimmi che sei con me" lo pregò ancora, alzando nuovamente lo sguardo su di lui: ora, nei suoi occhi, si poteva leggere tutta la determinazione che pochi mesi dopo l'avrebbe portata a governare il più grande Impero della storia.
     
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