Se una notte di tempesta una nomade...

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    [(#DC143C) EXP 2.200 (30r100x2)][DENARO: 55 mo RdT+ ABBIGLIAMENTO: tunica verde chiaro, larga e lunga fino ai piedi, grembiule giallo, pantaloni color senape e sandali ai piedi. Capelli fermati da una fascia verde come la tunica][EV: 300, ABILITA': // ARMATURA: //, ARMI: coltello (on)]



    ”Ma la pioggia è calda, sai?”
    cinguettò la spostata e Haika non poté fare a meno di chiedersi se era davvero tanto stupida o se aveva mangiato la foglia e la stava semplicemente prendendo in giro. Ma come avrebbe potuto? Era stata prudente, niente di quello che aveva detto o fatto poteva indurla a sospettare qualcosa, o sì? Ripensò rapidamente ai discorsi che aveva fatto fino a quel momento... serviva una paranoia bella e buona per sospettare qualcosa!

    ”Se ti piace sbudellare è il mestiere migliore del mondo…" iniziò allegramente. Haika non era mai stata una persona dotata di grande empatia, ma aveva sentito parlare di quello che era successo nel Regno della Terra, era stata una strage. Famiglie distrutte, terreni bruciati,... solo l'idea che qualcosa del genere potesse succedere alla sua famiglia le dava i brividi. Come poteva quella nomade raccontare cose del genere senza un solo tentennamento, senza provare un minimo di compassione per la sua gente? Haika le lanciò un'occhiata perplessa "Poi ci scaricano, noi radiamo al suolo, risaliamo sulla nave e torniamo a casa. Lavoretto facile facile, no?" continuò quella. La donna allontanò da sé la ciotola. Ormai le era completamente passato l'appetito. Come poteva essere così tranquilla mentre parlava di massacrare gente a tradimento? Ce l'aveva un minimo di senso dell'onore, quella lì? No. Forse no. Forse era proprio per questo che gli acciarini trovavano i nomadi tanto antipatici da volerli sterminare. Chissà... in ogni caso non erano affari suoi.

    "E diventano molto più…socievoli…quando bevono un pochetto. Poi si prendono a palle di fuoco pure loro ma alla fine si divertono così. Alla fine della zuffa contano chi ha più scottature e gli offrono da bere tutti quanti" insistette, descrivendo scene di vita comune nell'accampamento. Cinque uomini per pulire due stivali e sei per un'armatura? Assai improbabile e ripensandoci bene anche quel gioco di bruciarsi a vicenda la convinceva poco. Durante il periodo in cui aveva vissuto stabilmente al Polo Sud aveva sentito che diversi nobili della nazione mandavano lì i loro servitori a caccia di guaritori per far sparire i segni di bruciature. Se la consideravano una cosa tanto imbarazzante da dover essere eliminata in modo tanto drastico era improbabile che se le provocassero apposta, per gioco. Soprattutto visto quanto erano disposti a pagare per levarsele... ah! Se solo fosse stata una dominatrice!

    Una cosa, comunque, era chiara. La mocciosetta aveva deciso di divertirsi alle sue spalle. Bene, era arrivato il momento di divertirsi in due. "Sembra un bel lavoro, sicuramente meglio che spaccarsi la schiena in una bettola come questa" rispose, spillando la birra in un boccale e svuotandoselo in gola altrettanto rapidamente. Posò il bicchiere in una tinozza e lo lavò rapidamente, poi tornò al tavolo, raccolse qualche briciola di pane che vi era rimasta sopra e infine riportò la ciotola verso la cucina. Ricomparve pochi istanti dopo con un sorriso sulle labbra: "ho avuto un'idea. Che ne dici se adesso chiudo e tu mi porti a conoscere questi soldati? Vivo su quest'isola da tanto di quel tempo che sono in grado di portarti in qualsiasi punto, anche nel bel mezzo di una tormenta di neve... sempre che voi coraggiosi soldati della Nazione del Fuoco non avete paura di un paio di gocce d'acqua" scherzò... e nemmeno a farlo apposta un fulmine cadde dal cielo, facendo tremare i vecchi vetri delle finestre. "Allora, andiamo!?" insistette, incamminandosi in direzione della porta.
     
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  2. Silian
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    [exp 7980 DÉSEFA #0082C3 (25r80x2)] [DENARO: 190 Mo RdT; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: uniforme soldato NdF] [EV: 800, ABILITA': *schivata veloce* ARMATURA: //, ARMI: aliante]

    Dés ridacchiò soddisfatta alla prima affermazione della ragazza ”Cosa c’è, vuoi arruolarti anche tu?” le chiese, con aria ironica; ma quella si stava già facendo i fatti suoi. La nomade arricciò il naso quando l’altra si scolò un intero boccale tutto d’un fiato. Non era bello, no. Come faceva a sentire il sapore, in quel modo? No, non era certo un’estimatrice al suo livello. Riprese ad arricciarsi la ciocca di capelli intorno all’indice. Hana invece sembrava presa dalle sue faccende ed andava in giro a riordinare la stanza. Il vento sbatteva contro la porta e la faceva vibrare contro la sedia che vi era puntata davanti, producendo una serie continua di colpetti soffocati. La tempesta fuori non accennava a diminuire, anche se il rumore della pioggia era meno forte. Forse il vento stava spazzando via le nuvole. Fatto sta che aveva ciarlato a sufficienza, aveva bevuto e l’altra sembrava a corto di domande. Forse adesso poteva andarsene a dormire in santa pace. E magari l’altra avrebbe accettato di farla riposare nella stalla.

    Fu quando la donna riprese la parola che Dés rimase piuttosto disorientata. Ma come, si era lagnata per tutto quel tempo della tempesta ed ora voleva buttarcisi a capofitto? Se reggevi così poco la birra non dovevi berla così di fretta. ”Non diciamo scempiaggini!” esclamò, alzandosi in piedi con fare teatrale ”No che non abbiamo paura di due gocce d‘acqua. Per questo ho chiesto ricovero nella stalla. Non eri tu che frignavi per il temporale?” chiese con tono scocciato, con le mani sui fianchi. Ma quella procedeva spedita verso la porta. Sembrava non vedere l’ora di andarsene fuori. Dés trattenne uno sbuffo. Si era anche asciugata per bene, davanti al fuoco. Questo le rovinava i piani. Perché ovviamente non c’era nessun esercito a cui portarla. E quando se ne fosse accorta, beh, avrebbe dovuto battersela come al solito. E lasciar perdere il sonnellino all’asciutto. Seccante. MOLTO seccante. Come se non bastasse doveva anche inventare un posto dove guidare quella tizia. Peccato che quando era arrivata era buio pesto e non aveva visto un accidente dell’isola. Sempre che di un’isola si trattasse. ”Come ti pare…” brontolò con aria di sufficienza, avviandosi a sua volta verso la porta. Raccolse la borsa ed il suo prezioso bastone e varcò la soglia. Trattenne il respiro quando raffiche gelate i vento la colpirono in piena faccia. Fissò la direzione da cui proveniva il vento con aria torva. Sollevò un braccio come per ripararsi dalla tempesta. Assottigliò gli occhi, che assunsero una colorazione inquietante mentre esercitava il dominio per smorzare le raffiche che le andavano contro. Fortuna che la locanda si trovava vicino al limitare della foresta. A passo svelto si avviò verso i tronchi secolari. Là sotto il maltempo era più tollerabile. ”Dobbiamo andare dall’altra parte dell’isola” le disse soltanto. La cosa più ovvia e banale che le potesse venire in mente. Se poi quella chiedeva dettagli magari le dava anche elementi per inventare qualcos’altro. E comunque, con tutti quegli alberi, sarebbe stato meglio per lei se avesse conosciuto a fondo il luogo. Perché su Dés era meglio non contare. In molti sensi…
     
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    [(#DC143C) EXP 2.400 (30r100x2)][DENARO: 55 mo RdT+ ABBIGLIAMENTO: tunica verde chiaro, larga e lunga fino ai piedi, grembiule giallo, pantaloni color senape e sandali ai piedi. Capelli fermati da una fascia verde come la tunica][EV: 300, ABILITA': // ARMATURA: //, ARMI: coltello (on)]



    "Non eri tu che frignavi per il temporale?" ribatté la ragazza travestita da soldato. Haika le lanciò un'occhiata scettica, lasciando che un leggero sarcasmo trapelasse dalla propria voce "veramente io ti ho solo avvisata che non ti conviene dormire là fuori... ma non ho nessuna intenzione di addormentarmi durante il tragitto" spiegò, con la strana quanto fastidiosa situazione di stare perdendo il controllo della situazione: non aveva un piano e stava per accompagnare quella mocciosa fuori di lì, dove avrebbe potuto scappare in qualunque momento... lasciandola senza la sua dovuta ricompensa e per di più fradicia. Era un rischio... ma non sapeva in che altro modo contattare i soldati. Se loro le stavano dando la caccia era probabile che la nomade avrebbe saputo dove si trovavano, ma perché era tanto disponibile a portarla da loro? Aveva già stabilito che quanto a connessioni logiche era fuori di qualche venerdì, ma se era tanto stupida perché non l'avevano già catturata? Non è che la stava prendendo in giro, ancora? E se non ci fosse stato alcun esercito, ad aspettarle?

    Haika si tolse il grembiule, gettandolo su una sedia, mentre rifletteva il più rapidamente possibile in cerca di una soluzione a quella fastidiosa situazione. "Aspetta, prendo un mantello" disse la donna, correndo su per una vecchia scalinata in legno, che portava al piano superiore. Lì si trovava la sua stanza, aprì la porta velocemente, ma la richiuse con cautela. Si avvicinò al proprio letto e lo tirò verso di sé per un buon metro, poi si tuffò dall'altra parte e una nuvola di polvere si alzò nell'aria: la soffiò lontano, infastidita. Le assi di legno sotto al letto erano vecchie e rovinate dall'usura, tanto che alcune non erano più ben fissate nella loro sede e Haika ne rimosse una. Lì sotto custodiva tutto quello di cui era meglio che il proprietario della locanda non venisse a conoscenza. Afferrò il suo coltello, assicurandosi di dare le spalle alla porta, in modo da poter essere rapida a nascondere il tutto se qualcuno, per caso, fosse passato di lì... ma era difficile. In quel periodo la locanda era deserta e gli unici a trovarsi lì erano lei e la nomade. Perfino il cuoco se n'era andato da ore.

    Rapida si sfilò la tunica, agganciò il fodero del suo coltello e si rivestì. Poi prese una corda (-90 mo), sottile quanto resistente, e se la arrotolò attorno al braccio destro, fermandola con un nodo ben stretto ma facile da sciogliere per mani esperte. Ora si sentiva molto più sicura di sé. Lanciò un'ultima occhiata al suo nascondiglio segreto e afferrò un medaglione che si mise al collo, all'interno del quale era contenuta una fiala di sonnifero (veleno: Papavero Laogai -300 mo)... se solo ci avesse pensato prima... avrebbe potuto versarlo nella birra! Ma forse era ancora in tempo... rimise a posto le assi, spinse nuovamente il letto al suo posto e dal fondo di un armadio prese un vecchio mantello blu scuro, che si gettò sulle spalle senza perdere troppo tempo, poi afferrò una borraccia, richiuse l'armadio e con calma tornò di sotto.

    "Eccomi" annunciò, mostrando la borraccia con aria felice: "ho pensato che ci servirà qualcosa da bere" disse, riempiandola di birra, poi, finalmente, si avviò verso la porta con la borraccia saldamente agganciata alla cintura. Strattonò leggermente per assicurarsi che rimanesse al suo posto, poi alzò lo sguardo sul finto soldato, con aria evidentemente soddisfatta. Appena tolto il fermo che la bloccava la porta si spalancò all'improvviso e una folata di vento si introdusse nel locale, gettando con forza l'acqua al suo interno, ma Haika parve non notarla nemmeno, era abituata a ben altre tempeste, alle inbarcazioni in balia del vento, dove bisognava aggrapparsi con forza per non venir scagliati in mezzo al mare, incontro a una morte certa. No, quelle due gocce non le davano affatto fastidio. ”Dobbiamo andare dall’altra parte dell’isola” disse la ragazzina mentre già si avviava in direzione della foresta. Ma era completamente fuori di senno? Ah. Già. Questo lo aveva appurato da un pezzo "non di là!" strillò Haika avviandosi in direzione opposta.
     
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  4. Silian
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    O.O però…ci vai pesante, eh?


    Anno 1, Mese 3, Giorno 2, Post 24, sera.

    [exp 8480 DÉSEFA #0082C3 (30r100x2)] [DENARO: 190 Mo RdT; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: uniforme soldato NdF] [EV: 800, ABILITA': *schivata veloce* ARMATURA: //, ARMI: aliante]

    Dés si voltò di scatto. Come volevasi dimostrare. ”Ma certo! Che sbadata!”. Saltellò dietro alla cameriera, mentre quello che restava del ventaccio che filtrava dagli alberi veniva misteriosamente dirottato lontano dalla nomade camuffata.
    Neanche un capello si muoveva sospinto dalla brezza insistente che comunque circolava tra i tronchi centenari.
    Era inquietante da vedere, con quell’oscurità. Gli occhi luccicavano argentei nel buio dei capelli arruffati che le ricadevano scomposti sul viso.
    Seguì Hana con passi felpati. Era un giochino ammortizzare i tonfi dei piedi sul suolo, con l’aiuto del dominio. Si piazzò proprio dietro alla sua “guida”. E la seguiva.
    Giocava, Désefa.
    A non farsi sentire. Non vedeva l’ora che l’altra si voltasse per cercarla. A Ba Sing Se funzionava sempre: si piazzava dietro qualcuno e lo seguiva. Quello non se ne accorgeva finché la gente non cominciava a girarsi a guardare ridendo la tipa che gli faceva gli sberleffi da dietro. Quando il poveraccio si girava a controllare Dés sfoderava il suo ghigno, gli sbraitava qualcosa di impudente in faccia e filava via come se avesse le ali ai piedi.
    E nessuno si accorgeva mai di lei, neanche di notte, quando stavano tutti zitti. Lì era ancora meglio, perché si spaventavano a morte. Soprattutto gli ubriachi. Pensavano che fosse uno Spirito. Urlavano talmente tanto da svegliare tutto il quartiere.
    Stavolta non faceva le boccacce, voleva solo vedere quanto ci avrebbe messo Hanuccia ad accorgersi che non c’era nessun rumore di passi dietro.

    Le gocce di pioggia cadevano abbastanza fitte anche attraverso i rami. Era come se piovesse, anche là sotto. Dès tastò il rassicurante rigonfiamento della sua borsa. Dentro c’era l’elmo. E dentro l’elmo aveva appallottolato il suo vestito arancione. Quella stupida uniforme le dava un fastidio cane. Le stringeva sul petto. Aggrottò le sopracciglia, mentre cercava di allentare il corpetto passando le dita sotto il bordo per la milionesima volta. Ma no, quello non accennava a cedere.

    Le piaceva stare nel bosco mentre pioveva. Le gocce facevano come una canzone. Sembrava lo stesso rumore che faceva la pioggia che colava dalle grondaie rotte di Ba Sing Se e cadeva sui mucchi di rifiuti in strada.
    Ed allora Dés scendeva dal suo rifugio e ballava sotto il temporale, girava come una trottola nei vicoli, sollevava piccole trombe d’aria che raccoglievano cartacce e bucce di frutta e ballava anche con loro.
    Tanto non la vedeva nessuno, tutti chiudevano sempre le imposte e se ne stavano chiusi in casa.
    Nessuno vedeva mai la sorella del Signore del Fuoco che ballava col vento e con l’immondizia.
    Solo che qui non c’era puzza di immondizia, gli alberi profumavano invece. Si sporcava tutti i piedi di fango.
    E quando andava da Terfo gli riempiva la locanda di orme fangose. Lui si dannava, la insultava e la rincorreva per i tavoli. Prima lei non si faceva acchiappare, poi fingeva di stancarsi ma finiva sempre con un abbraccio da restarci stritolati.
    Voleva quasi mettersi a ballare anche adesso, saltando da un tronco all’altro. Tanto poteva farlo, col dominio era più leggera di una piuma.

    Però adesso doveva pensare a come cavarsi da quell’impiccio dell’accampamento. Poteva raccontarle ancora dell’esercito.
    Di come fosse grossa la sua guarnigione, che si vedevano i fuochi sulla collina come se fosse una città in fiamme e che i rinoceronti mangiavano tutta l’erba di un’intera isola. Però aveva l’impressione di aver parlato già troppo prima.
    Le cameriere sono furbe.
    E Hana era una cameriera. Meglio non rischiare troppo, anche se era maledettamente divertente.
    Si sarebbe divertita ancora i più quando avesse visto la sua faccia. Chissà che faccia faceva, quando invece dell’accampamento si trovava davanti uno stagno pieno di rospitasso! Peccato però che Dés non sapesse ESATTAMENTE dove trovare uno stagno con i rospitasso in quel posto. Forse bastava aspettare. Quando sarebbero arrivate ad uno stagno di quel tipo lei avrebbe fatto el sue boccacce e se la sarebbe svignata. Strinse le dita sul legno rassicurante dell’aliante che portava in spalla.
    Improvvisazione.
    Era quello il succo del divertimento…



     
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    uso i miei PG extra per mettere alla prova il regolamento in situazioni insolite. Per il momento nessuno usa oggetti e veleni, vediamo di dare un senso al loro acquisto... e poi non vogliamo rendere le cose troppo facili, vero!? xP


    MESE 3, GIORNO 2, POST 6 (ago), sera

    [(#DC143C) EXP 2.560 (25r80x2)][DENARO: 55 mo RdT+ ABBIGLIAMENTO: tunica verde chiaro, larga e lunga fino ai piedi, grembiule giallo, pantaloni color senape e sandali ai piedi. Capelli fermati da una fascia verde come la tunica][EV: 300, ABILITA': // ARMATURA: //, ARMI: coltello (on)]



    Haika si avviò decisa per il sentiero: avrebbero avuto bisogno di un mezzo di trasporto se volevano arrivare dall'altra parte dell'isola in poche ore, farlo a piedi avrebbe richiesto almeno un paio di giorni... ammesso e non concesso che ci fosse davvero questo esercito dall'altra parte dell'isola. Si infilò sotto ai rami che segnavano il limitare del bosco e procedette spedita lungo il sentiero che costeggiava la foresta. Il terreno era fangoso e rigagnoli di acqua scendevano nella direzione opposta, trascinando verso valle piccoli pezzi di corteccia e facendo cedere il terreno sotto ai loro piedi. No. decisamente non era la serata migliore per andare in giro. Pioveva da tutto il giorno e ormai c'era acqua ovunque, sopra e sotto.

    Haika sentì che il cappuccio del suo mantello le stava scivolando di dosso e se lo calò per bene fino a coprire il volto, cosa inutile visto che, nonostante non camminassero più che da pochi minuti, aveva già le scarpe fradice... dannato abbigliamento del Regno della Terra! Lì non sapevano come fare i vestiti... la sua tribù sì, che se ne intendeva. Da generazioni ormai imitavano gli animali, vestendosi delle loro pelli e riuscivano a sopravvivere ai rigidi inverni del Polo, altro che quella roba che cedeva sotto a un paio di gocce! Calciò un cumulo di fango di proposito, infastidita. Ormai era chiaro che non sarebbe riuscita a rimanere asciutta ancora a lungo: "spera che i soldati mi paghino bene per te, o ti scuoio con le mie stesse mani" pensò in direzione della nomade.

    La pioggia cadeva con insistenza, coprendo tutti i rumori del bosco... coprendoli un po' troppo, forse. All'improvviso si rese conto che mancava qualcosa, poteva sentire l'acqua schizzare sotto ai suoi piedi, ma nessun rumore alle sue spalle che la nomade avesse già deciso di filarsela? Si voltò rapida, sussultando nel trovarsela a non poù di qualche centimetro dal suo viso, ma non si lasciò sfuggire neppure un sospiro, continuando a tenere ben stretta la lampada che illuminava loro il cammino. "Stammi a fianco, non voglio rischiare di perderti per strada. Questa è una zona pericolosa... dubito che siano in giro con questo tempo, ma diversi avventori sono stati aggrediti dai briganti in questa zona... non ci tengo a far parte del gruppo" spiegò, cercando di afferrare l'altra per un braccio, per farla venire dove poteva tenerla sott'occhio.

    "Dimmi, dove si trova esattamente il tuo plotone?" si informò. Avrebbero impiegato alcuni minuti per raggiungere il villaggio più vicino. Minuti che intendeva sfruttare al meglio per carpire quante più informazioni riguardo alla posizione esatta dell'accampamento. Ammesso e non concesso che i soldati si trovassero effettivamente lì e che la nomade avesse intenzione di accompagnarla sul serio nel cuore dell'esercito che aveva sterminato il suo popolo. Poteva davvero essere tanto stupida? Qualcosa le diceva che sì, lo era... ma Haika non amava rischiare. Nei pochi minuti trascorsi tra l'uscita dalla locanda e la decisione, seppur forzata, della direzione da prendere era arrivata a formulare un piano per incastrare la mocciosa. Voleva agire in fretta, prima che la situazione le sfuggisse totalmente di mano... e aveva la strana sensazione che quel momento fosse terribilmente vicino.
     
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  6. Silian
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    Anno 1, Mese 3, Giorno 2, Post 26, sera.

    [exp 8720 DÉSEFA #0082C3 (30r100)] [DENARO: 190 Mo RdT; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: uniforme soldato NdF] [EV: 800, ABILITA': *schivata veloce* ARMATURA: //, ARMI: aliante]

    Dés aspettò che Hana si voltasse di nuovo per sfoderare il suo ghigno preferito. Non le era certo sfuggito il sussulto della cameriera, quando si era voltata.
    Funzionava SEMPRE!
    NESSUNO poteva eguagliare un nomade per leggerezza.
    Leggerezza e silenzio.
    Non si sa quante volte si era salvata la pellaccia in quel modo. Quante volte aveva riempito la pancia, grazie al dominio. Amava il suo dominio. Con tutto il cuore.
    Amava di meno essere presa per il braccio e trascinata. Sentì la presa delle dita fredde della ragazza per una frazione di secondo, prima di ritirare di scatto la mano e scuoterla come se avesse toccato qualcosa di bollente. Lanciò un’occhiata imbronciata a Hana. ”Sono un soldato della Nazione del Fuoco, e ben addestrato. Non mi serve la tua protezione” esclamò con tono pomposo, rimettendosi sdegnosamente in marcia, col naso all’insù. Si affiancò stavolta alla cameriera, ostentava un passo di marcia piuttosto rigido. Come quello che aveva visto usare dalle guardie di sua sorella quando aveva preso Ba Sing Se. Solo più veloce.
    ”Stanno tutti nelle tende, vicino alla costa. Dove sono sbarcati sono rimasti” sentenziò la nomade camuffata, con l’aria di una che deve spiegare delle ovvietà ad una persona mooolto ignorante.
    Che poi ci fosse davvero un punto buono per l’attracco di una nave da guerra non era un suo problema. Doveva saperlo l’altra, il luogo di approdo. Si sarebbe risposta da sola. Comodo, vero?
    Se continuava così sarebbe stata Hanuccia a guidarsi da sola verso il completo nulla. E lei si sarebbe fatta una delle sue colossali risate.
    Tanto non c’era NESSUNO al mondo, Waterbender, Firebender, o lancia sassi che potesse stare al pari di un nomade.
    Un nomade che si chiama Dés.
    O questo era quello che a Dés piaceva pensare. E non aveva motivo di pensare il contrario. Non era mai successo nulla che potesse contraddire questo suo pensiero. Solo UNA persona sulla Terra era mai riuscita a colpirla.
    E non faceva la cameriera in un’isola sfigata.
    Probabilmente se ne stava nel suo pallone da guerra, con i suoi soldatini che le portavano la cena. LONTANO LONTANO.
    Quindi nessun problema.
    Accelerò il passo, lentamente. Inesorabile.
    Magari in un primo momento sembrava che non stesse acelerando. Invece lo faceva, sempre di più.
    Manteneva il passo da carica. Seguì la direzione indicata dalla sua…diciamo, guida. Stavolta aveva un’altra idea per far dannare un altro po’ quella tipa. Una delle sue idee brevettate Ba Sing Se. Usò di nuovo il dominio.
    E l’aria la lasciò passare.
    Le sue falcate erano normali falcate. Ma lo spazio tra un passo e l’altro no. Amava sentirsi così veloce. Cercò di frapporre tra sé e la cameriera più spazio possibile. Più tronchi possibile. Più foglie possibile. Poi, quando fu convinta di non essere vista, fece una giravolta e si appiattì dietro un tronco che fiancheggiava il sentiero.
    Poi…su!!
    Come un tappo di bottiglia.
    Spiccò un salto a piedi uniti ed atterrò su un ramo sospeso sul sentiero.
    Silenziosa come la nebbia.
    Si appollaiò là sopra come un grosso corvo.
    Ed attese che l’altra passasse sotto di lei. I capelli neri penzolavano nel vuoto. Dés aspettava. Di solito odiava aspettare.
    Ma certe volte era MALEDETTAMENTE divertente.
    Di solito saltava sulle grondaie ed aspettava. Passava sempre qualcuno, prima o poi, che portava un bel cappello. E lei non aspettava altro. Si spenzolava giù dalla grondaia, aggrappata con i piedi. E il cappello spariva dalla zucca del povero malcapitato. Ma la cosa migliore era quando lei soffiava sulla strada ed il cappello lo faceva volare. E il povero gonzo che lo rincorreva. Per chilometri. Questo quando non aveva voglia di portare cappelli a Terfo. Peccato che Hana non avesse un cappello.
    Già.
    Però aveva un cappuccio.
    Beh...sempre meglio di niente.
    Si riempì i polmoni e lasciò andare una bella raffica di vento in direzione della faccia della cameriera.
    Si sarebbe arrabbiata?

    .....MAGARI!!
     
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    ”Sono un soldato della Nazione del Fuoco, e ben addestrato. Non mi serve la tua protezione” esclamò la nomade. Haika l'avrebbe disintegrata volentieri: più cose scopriva, meglio conosceva quella nomade, più riusciva a capire perché il Signore del Fuoco ce l'avesse tanto con loro. Certo... forse sterminare un'intera razza era un po' eccessivo, ma i nobili erano sempre stati eccentrici, in qualunque nazione fossero nati: avevano tutto il denaro che volevano e lo usavano per assecondare ogni proprio desiderio... il che, per la verità, non era molto diverso da quello che faceva lei se non fosse stato per la quantità del denaro a disposizione. Chi era per mettersi a moralizzare?

    "Stanno tutti nelle tende, vicino alla costa"
    rispose l'altra... ed ecco che le cose cominciavano a farsi interessanti. Proprio quello che aveva bisogno di sentire: si trattenne dal sorridere, ma dentro di sé stava sogghignando. Essendo un'isola c'era costa dappertutto, ma sapeva che si trovavano dall'altra parte. Le navi della Nazione del Fuoco erano di acciaio, roba pesante, che aveva bisogno di una buona fonda per ancoraree e di posti come quello ce n'era uno solo dall'altra parte dell'isola, ampio abbastanza da accogliere un intero plotone. Non potevno essere che lì, probabilmente li avrebbe trovati nel raggio di qualche centinaio di metri, un'approssimazione sufficiente a ritenere superfluo ogni altro aiuto da parte della nomade.

    Incespicò nel fango. La ragazzina era decisamente veloce. Era solo una sensazione o aveva aumentato la velocità? "Aspetta!" esclamò "non riesco a starti dietro!" insistette. Niente. L'altra continuava ad aumentare il passo. Provò a correrle dietro, ma alla fine dovette arrendersi. L'aveva persa di vista, maledizione! Si fermò un istante a riprendere fiato... come aveva potuto farsela sfuggire a quel modo, come una principiante? Stupida! Calciò seccata per terra, alzando un pugno di fango che andò a spiaccicarsi contro la corteccia di un albero vicino. Strinse i pugni. Non restava da fare altro che tornare indietro... a saperlo prima avrebbe evitato di infradiciarsi. Già... così avrebbe imparato per la prossima volta. Ancora non riusciva a credere di aver perso tutto così: la sua ricompensa, la possibilità di trovare gli altri nomadi... Un colpo di vento la investì all'improvviso, facendole volare via il cappuccio; barcollò all'indietro, confusa, e per poco non finì lunga distesa nel fango... ma aveva un buon equilibrio, riusciva a rimanere in piedi con il rollio delle navi... niente sulla terraferma sarebbe riuscito a farla inciampare. E poi la vide. Era la nomade e sembrava anche parecchio divertita. Si tirò nuovamente il cappuccio in testa, squadrando la mocciosa con sguardo assassino: "ma che problemi hai!?" sbottò, infastidita.

    Ormai avevano raggiunto il villaggio vicino: il terreno fangoso era sostituito da grossi ciottoli che attraversavano le vie. L'acqua martellava sulle grondaie, schizzando loro addosso. L'insegna penzolante di un'armeria le tagliava la strada e Haika la sollevò per proteggersi dal getto d'acqua che cadeva dal tetto: "abbiamo bisogno di un mezzo di trasporto" spiegò alla nomade "so dove possiamo procurarci dei cavalli-struzzo" disse, infilandosi in una stradina laterale. In fondo si trovava una baracca di legno e l'odore che emanava era inconfondibile nonostante la pioggia: una stalla. Si guardò rapidamente attorno, anche se non era necessario, nessuno sarebbe uscito con un tempo come quello.

    A chiudere la porta formata da vecchie assi di legno male accostate c'era solo un chiavistello: la donna si calò per bene il cappuccio sul volto, poi infilò la mano tra due delle assi e con una leggera torsione del polso aprire la porta fu un gioco da bambini: non doveva nemmeno preoccuparsi che non scricchiolasse... con tutta quell'acqua chi mai l'avrebbe sentita? "Vuoi aspettarmi qui?" chiese, infilandosi all'interno della baracca.
     
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  8. Silian
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    Oh, si! Cavoli, se era arrabbiata!
    Che bello…non si divertiva tanto da seeeecoli!
    Ricambiò l’occhiata incendiaria con un sorriso sfacciato. Il sorriso divenne una risata argentina quando la cameriera le gridò dietro. Poi si aggrappò al ramo dove era appollaiata e, con una giravolta, si lasciò penzolare a testa in giù. Mollò la presa e ricadde in mezzo ad una bella pozzanghera. Il fango schizzò da tutte le parti, ma lei neanche si preoccupò di toglierlo dagli stivali. Tanto ce n’era ovunque. Seguì, stavolta tranquilla (per quanto ciò fosse possibile a Désefa), la cameriera che puntava con sicurezza lungo il sentiero invaso dalla fanghiglia.

    Il fango scorreva a fiumi e si incanalava nelle pozze del sentiero boschivo, trascinava con sé foglie e rametti che si andavano ad ammucchiare ai lati del percorso dei rigagnoli. Ad ogni passo sprofondava sempre di più nella melma e quando tiravi su il piede si sentiva come un rumore di risucchio. Sssssschlup! Era TROPPO divertente! Désefa si ingegnò a trovare i punti più fangosi per poter infilarci lo stivale, sempre più sporco e bagnato. Alla fine l’acqua era filtrata fin dentro la calzature, e ad ogni passo i piedi facevano scic sciac.

    Poi arrivarono ad un villaggio. Lì c’erano le pietre sulla strada. Fine dei giochi.
    Acqua che cade dappertutto. Cascate d’acqua. Torrenti d’acqua. Dai tetti, dai rami degli alberi. Ed ecco che Hana, stanca di camminare, decide di prendere in prestito un bel cavallostruzzo. Al pensiero un sorriso a trentadue denti si allarga sul viso della ragazzina. Beeeeellooo! Vide l’altra coprirsi il volto e pensò bene di calarsi l’elmo sulla testa. Nessuno avrebbe osato sfidare un feroce soldato della terribile Nazione del Fuoco! Sarebbe voluta entrare anche lei a vedere quelle bestie…ma se ci teneva tanto poteva anche andare da sola, per lei non faceva differenza. Si affacciò con curiosità all’ingresso della stalla, allungando il collo più possibile per vedere all’interno. Riuscì a distinguere per pochi istanti la sagoma di Hana che si addentrava nell’oscurità più totale, poi più nulla.

    Da dentro venivano gli sbuffi ed i brontolii delle bestie che riposavano. L’odore era un po’ come quello dei bisonti che tenevano al tempio. Solo un po’ meno pungente. Dopo qualche minuto eccola di ritorno. Restò affacciata dalla porta per tutto il tempo possibile, poi appena arrivò a due centimetri da lei fece un vivace salto all’indietro e si rifugiò sotto lo spiovente del tetto della stalla. Nella notte si vedevano bene solo gli occhi della bestia che scintillavano. Si vedevano poi le zampe ed il corpo un po’tozzo. Dés avvicinò il naso al muso dell’animale più vicino. E quello le annusò tutta la faccia. I capelli le finirono tutti all’indietro per il respiro umido del cavallostruzzo. Dès scoppiò a ridere e poi si schiaffò una mano davanti alla bocca, mentre continuava a sbellicarsi. Non voleva fare rumore, anche se lì di fracasso ce n’era già a sufficienza. Grazie, tempesta! Riuscì a trattenersi e schioccò un bacio sul muso dell’animale, mentre lo teneva ai lati della testa. ”Allora, andiamo si o no?” sibilò ad Haika, pronta già a saltare in groppa alla bestia.
    La cavalcatura non sembrava entusiasta di stare sotto la pioggia. Scuoteva la testa per togliersi il crine fradicio di pioggia da davanti agli occhi grandi e scuri.
    Allora fu Dés a scostare quella frangia scomoda dal muso della bestia.
     
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    [(#DC143C) EXP 2.940 (25r80x2)][DENARO: 55 mo RdT+ ABBIGLIAMENTO: tunica verde chiaro, larga e lunga fino ai piedi, grembiule giallo, pantaloni color senape e sandali ai piedi. Capelli fermati da una fascia verde come la tunica][EV: 300, ABILITA': // ARMATURA: //, ARMI: coltello (on)]



    Haika attese la risposta della nomade per qualche secondo, poi decise che se doveva metterci tanto poteva anche rimaere lì. Si infilò all'interno della stalla, coprendo la luce della lampada con un lembo del mantello per non allertare i proprietari dell'abitazione, che sapeva dormivano nella casa adiacente, nel caso qualcuno di loro avesse deciso di scrutare fuori dalla finestra. Non aveva fatto più di qualche passo quando si accorse di un movimento alle proprie spalle. Si voltò di scatto, immaginandosi di trovarsi di fronte la nomade... ma niente. Attraverso lo spiraglio di luce che filtrava attraverso la porta socchiusa si intravedeva la sua testa.

    Forse qualche animale selvatico. Avazò ancora, i cavalli erano legati all'interno dei loro box, oltre un basso recinto. Haika alzò cautamente il chiavistello, stando bene attenta a non fare rumore, ma le bestie si allarmarono all'improvviso "shhht!" tentò di rassicurarli, allungando una mano verso il muso del più vicino mentre scivolava cautamente all'interno del recinto. E fu allora che la situazione le sfuggì di mano. Qualcuno le afferrò il braccio, costringendola a mollare la presa sulla lampada che cadde su un cumulo di fieno. Ebbe appena il tempo di maledire se stessa per non aver dato ascolto al proprio istinto prima che quel qualcuno torcesse il suo braccio dietro alla schiena. Con l'altra mano scivolò svelta in cerca del suo coltello, ma prima che riuscisse a raggiungerlo fu bloccata di nuovo dalla stretta salda di un uomo.

    "Potrei farti arrestare per tentativo di furto, mi spetta una discreta percentuale" la informò l'uomo. Haika gli pestò un piede nel tentativo di liberarsi, ma mancò il bersaglio "Sta' attento: c'è un soldato della Nazione del Fuoco qui fuori, questi cavalli sono requisiti per ordine del suo esercito" mentì la donna. L'uomo parve divertito: "e da quando in qua lavori per l'esercito della Nazione del Fuoco, Hana?" chiese l'uomo lasciandola andare "dimmi cosa stai combinando da queste parti e potrei evitare di denunciarti" aggiunse, raccogliendo la lampada da terra. Haika sospirò "Kwang, dannazione! Mi hai spaventata!" protestò lei. Esitò un istante, meditando sul da farsi, poi proseguì in direzione dei cavalli e iniziò a sellare il primo "quella lì fuori non è un vero soldato. E' una nomade. Aiutami a catturarla e ti do il 20% di quello che mi pagherà il Signore del Fuoco" gli promise. "Troppo rischioso. 50% o ti denuncio per il furto dei cavalli" insistette lui.

    Haika si fermò per alzare lo sguardo in direzione dell'uomo "e io ti denuncio per l'omicidio di ieri sera. Mi hanno detto che il prefetto è già sulle tue tracce" ribatté la donna "non ti conviene Kwang. Aiutami a catturarla, dobbiamo solo portarla alla più vicina base della Nazione del Fuoco. Ce n'è una sull'isola, sono sbarcati da poco e io so dove: un lavoro veloce e pulito" spiegò. I cavalli erano sellati entrambi e liberi dalle corde, Haika prese entrambe le redini in una mano e con l'altra strappò la sua lampada a Kwang "decidi in fretta" lo avvisò per poi avviarsi nuovamente verso la porta.

    I due animali iniziarono a dimenarsi, infastiditi dalla pioggia, la nomade si avvicinò a uno dei due per scostare la frangia che gli ricadeva sul muso e in quello stesso istante un masso si staccò da terra, puntando dritto verso lo stomaco di Désefa.
    (A.Atk *macigno c* atk=1430 vel=305)

    Kwang:
    Atk D. 1400
    Def D. 200
    Vel 300
    EV 100
     
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  10. Silian
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    [exp 9310 DÉSEFA #0082C3 (15r50x2)] [DENARO: 190 Mo RdT; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: uniforme soldato NdF] [EV: 800, ABILITA': *schivata veloce* ARMATURA: //, ARMI: aliante]

    Dés se ne stava tutta tranquilla ad accarezzare il cavallo struzzo che aveva scelto. Bello, cavallino, bello...Sasso, meno bello.
    Proprio no. Sasso duro, fa male.
    I sassi glie li lanciavano quelli di Ba Sing Se, e se eri poco veloce te li beccavi dritti dritti nella pancia. Non le piacevano, i sassi. Li sentiva arrivare ancora prima di vederli. Perché spostavano l’aria mentre volavano.
    E a lei, l’aria, parla sempre. Anche se stava venendo giù un temporalone con i fiocchi. Aggrottò le sopracciglia, per una frazione di secondo, e poi sgranò gli occhi cerulei. Si voltò di scatto, vide quello che sapeva già che avrebbe visto. Un’espressione di innaturale ferocia per una ragazzina le si dipinse sul volto.
    Tanti ricordi alla rinfusa.
    Insulti, urla, bastonate.
    Anni ed anni, da sola. Non voleva, non ancora, non adesso. Voleva che tutto questo fosse lontano. Ma invece la inseguiva. E lei non poteva accettarlo. Serrò le dita bagnate intorno al legno del suo bastone. Lo prese forte forte.

    (A.Atk *macigno c* atk=1430 vel=305)

    (A.Def *salto con l’aliante A* def=1120 Vel=330) EV Dés= 490

    Dés aprì l’aliante, in una frazione di secondo. Lo fece picchiandone con violenza l’estremità inferiore a terra.
    Nel fango, per l'esattezza.
    Le ali di stoffa arancione si spiegarono con rumore di vele sbattute dal vento. E furono subito bagnate. E il vento la sospinse in alto, in un balzo innaturale per qualsiasi altra persona. Che non fosse una nomade, inteso.
    Ma era tardi.
    La pietra colpì con violenza la gamba della nomade al di sotto del ginocchio.
    Con uno schianto secco.
    Un grido acuto sfuggì dalla gola di lei.
    Una voce da animale ferito. Faceva tanto male!
    Ricadde su due piedi, poi un saltello ed un guaito, su uno solo. L’altra gamba non poteva poggiarla.
    No...NO.....Si guardò intorno con un'espressione da animale ferito.
    Ma non si vedeva, aveva addosso l'elmo, esce solo vapore dalla celata. Respiro sempre più affannato. Adesso sente sempre di più che fa freddo, che è umido, bagnato, fradicio, grondante intorno a lei.
    Tremava dal dolore.
    Ed anche per la paura.
    Come una bestia messa all'angolo.
    C'era un altra persona. La sentiva.
    E Hana. Non faceva mica niente per aiutarla. Perché. PERCHÉ.

    Ingannata. Come quei poveri idioti a Ba Sing Se. Nessuno poteva dire se fossero lacrime o poiggia sul suo viso. Perché Dés non piange mai. MAI.
    Si rannicchiò su sé stessa e col piede buono spiccò un balzo in alto. Con l'aliante fece il resto. Atterrò sulla groppa del cavallo. E senza neanche pensare troppo gli diede una forte botta sulla groppa.
    Doveva correre.
    Correre veloce.
    Veloce come il vento.
    Perché lei non poteva farlo.

    (A.Fug.T)

    Edited by Silian - 29/8/2011, 00:52
     
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    Haika stringeva saldamente le redini dei due cavalli-struzzo senza sapere bene cosa aspettarsi. Forse non era stata una grande idea rivelare a Kwang il suo piano c'era sempre una remota quanto rischiosa possibilità che decidesse di fingere di aiutarla per poi denunciarla... e magari tenersi anche la nomade. Oppure non avrebbe nemmeno tentato di aiutarla e sarebbe corso dal prefetto... non aveva tanta voglia di scoprirlo. Se voleva agire, in ogni caso, era meglio farlo in fretta, aveva già visto quanto correva veloce la mocciosa. Adesso aveva un cavallo per inseguirla... ma sarebbe bastato?

    All'improvviso il finto soldato piantò il suo bastone a terra e si scoprì che quello che pareva un bastone era in realtà una specie di aliante: Haika fece appena in tempo a realizzarlo prima che l'altra scattasse verso l'alto... e una raffica di macigni volasse nella sua direzione. Haika mollò la presa sulle bestie, gettandosi a terra. Kwan doveva aver deciso di ammazzarla per prendersi tutta la ricompensa. Avrebbe voluto gridargli che era un bastardo, vigliacco e traditore, ma non era il caso di fare troppo rumore, avrebbero rischiato di svegliare qualcuno e allora le conseguenze sarebbero diventate poco piacevoli per tutti loro... se avessero scoperto chi c'era dietro i recenti furti in quel villaggio... poteva dire addio a quel comodo impiego presso la locanda.

    La nomade gridò, segno che era stata colpita e allora Haika osò alzare la testa: aveva le mani e la tunica impiastricciate di fango, ma non ci fece caso. La mocciosa stava scappando e non aveva la minima intenzione di permetterglielo! Si tirò in piedi in fretta, tanto velocemente che scivolò sulla fanghiglia che ricopriva la strada... ma prima di ritrovarsi lunga distesa nel fango riuscì ad aggrapparsi al telaio di una finestra e lo usò per rimanere in equilibrio. Con la mano libera afferrò le redini del cavallo-struzzo che tentava di tornare nella stalla, infilò un piede nella staffa e montò in groppa all'animale, spronandolo a rincorrere la nomade. Non sapeva dove fosse finito Kwang, ma non le importava: quella era la sua nomade e non se la sarebbe lasciata sfuggire. Arrotolò saldamente le redini attorno al polso e recuperò il suo coltello dal fodero. Era troppo lontana per ferire la nomade... incitò il cavallo ad affrettare il passo, la pioggia le sferzava il volto, rendendole difficile prendere la mira, ma non si sarebbe arresa senza tentare. Soppesò velocemente il coltello, poi lo scagliò di fronte a sé, nel tentativo di colpire la nomade e disarcionarla.
    (A.Atk *lancio* atk=1100+110+5=1215 vel=360+45+25=430)
     
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  12. Silian
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    Il cavallostruzzo sussultò quando venne colpito e, senza lanciare un nitrito, partì al galoppo lungo la strada del villaggio, ormai invasa dal fango. L’animale scivolava sulla superficie viscida ma non accennava a rallentare il passo, artigliava i ciottoli del lastricato con gli unghioni e produceva dei rumori secchi, come quando tiri dei sassi contro un muro. L’aria umida che usciva dalle sue narici si condensava in nuvolette subito dilaniate dalle raffiche di pioggia e vento. Dés si teneva disperatamente in arcione. Stringeva forte le ginocchia contro i fianchi della bestia, aggrappata ai finimenti come se fossero la sua unica possibilità di vita. La gamba pulsava. Non voleva nemmeno muovere le dita dei piedi, per quanto le faceva male, ed aveva infilato solo il piede buono nelle staffe. Restare in sella era un’impresa ma Dés non molla mai. Il rumore della pioggia copriva solo in parte un altro suono. Rumore di zampe sul selciato. Un animale dietro di loro. Dés si voltò, fece perno sul piede illeso per riuscire a guardarsi dietro alle spalle. E quello che vide non le piacque affatto. Una figura, a cavallo. La stavano inseguendo. Non aveva neanche la forza di pensare a qualche imprecazione degna dell’occasione. Era troppo stanca e dolorante. Voleva solo scappare…tra lei e l’animale che montava c’era solo una differenza, puramente formale. Quando sei ferito e ti inseguono non c’è molto da essere razionali. Scappi e basta. E quando ti raggiungono…beh, hai ancora più paura. Le saliva in ondate dai reni, le prendeva il diaframma, lo stomaco, come un pugno di ferro stretto sull’addome. Non sentiva più le dita, per quanto le stringeva forte sulle briglie. Faticava a respirare. Poteva fare poco per accelerare, se scalciava con un solo piede i fianchi dell’animale quello sbandava soltanto, senza aumentare l’andatura di un millimetro. Continuava a voltarsi, si aspettava di avere l’aggressore addosso da un momento all’altro. Poi qualcosa di luccicante fendette la pioggia con uno scintillio cupo. Una lama, un pugnale. Dés mollò la presa sui finimenti con una mano ed afferrò l’aliante, pronta a colpire il coltello e a lanciarlo via. Uno scossone improvviso. ACCIDENTI. Il cavallo aveva preso una buca e per poco non finiva per terra, con tutta la nomade sopra. Perse di vista l’arma…Il pugnale andò a colpire una delle cinghie che tenevano ferma la sella sotto la pancia dell’animale. La striscia di pelle cedette con uno schiocco. La lama affilata tagliò il fianco dell’animale, che con un nitrito stridulo saltò violentemente, cercando di disarcionare Désefa. Lei perse l’equilibrio. Spalancò l’aliante all’ultimo secondo per allontanarsi da quella bestia traditrice. Balzò dalla sella, il dominio l’aiutava a non sforzare la gamba ferita. Guadagnava spazio sotto la pioggia battente, saliva nonostante la tempesta. Peccato che le era rimasta la caviglia incastrata nella sella dell’animale. Ma il peso non era sufficiente a frenare la sua ascesa, no…Lui scappò a tutta velocità e scomparve al trotto nella pioggia. Lei…si sentì strattonare in volo. Non riusciva più ad andare avanti. La sella era incastrata. Un ramo sporgeva infido ed una delle cinghie vi era rimasta attorcigliata. NO…..
    Il contraccolpo fu inevitabile, cadde violentemente verso il basso, cercò di atterrare in piedi, l’aria la sosteneva sempre ma poggiò troppo peso sulla gamba sbagliata. Con un gemito ricadde in ginocchio, in mezzo al fango. Tremava come una foglia.

    (A.Atk *lancio* atk=1100+110+5=1215 vel=360+45+25=430)

    (A.Def *salto con l’aliante* def=1050+ 70 = 1120 vel=300+30=330) EV=395

    Il rumore del cavallostruzzo in avvicinamento si faceva più forte. Era in trappola, non poteva scappare. Si guardò le mani immerse nella fanghiglia, mentre un istintivo senso di ribellione si impadroniva di tutto il suo essere, impedendole di pensare in modo lucido. Ammesso che ne fosse mai stata capace. Affondò le unghie nella melma, digrignò i denti, una luce metallica si diffondeva nelle sue iridi quando richiamò a sé tutte le energie rimaste per tirarsi su. Di nuovo si sollevò da terra come trascinata in alto da funi invisibili e fissò con odio la causa delle sue ferite. Senza neanche preoccuparsi di controllare di chi si trattasse, esasperata, condensò l’aria turbinante della tempesta davanti a sé, creando una vera e propria tromba d’aria, che scagliò senza indugi contro il suo nemico. DOVEVA ANDARSENE! E SUBITO!

    (A.Atk *tromba d’aria* atk= 1050+90=1140 Vel=395)

    E ricadde di nuovo al suolo, aggrappata al suo bastone.
     
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    La pioggia batteva con forza, ma da come si era impennato l'animale il suo colpo era andato a segno... e Haika si strinse ancora di più al suo cavallo-struzzo, incitandolo ad avanzare sempre più rapido per raggiungere la sua preda. Quella stupida mocciosa era in trappola... avrebbe imparato ben presto a non prendersi gioco di lei: la vide tentare di alzarsi in volo con la sella dell'animale attaccata, mentre la bestia correva lontano e non poté fare a meno di sogghignare. Tirò le redini, facendo rallentare la sua cavalcatura: era in trappola.

    Haika balzò giù dal suo animale: sfortunatamente non aveva altri coltelli a disposizione, ma viste le condizioni in cui si trovava la nomade era sicura di riuscire a catturarla anche a mani nude, un bel colpo e poi avrebbe potuto andare dritta, dritta a consegnarla ai soldati... e fu allora che accadde l'impensabile. La nomade riuscì a tirarsi in piedi e, prima che Haika potesse fare in tempo a rendersi conto di quello che stava succedendo, dal nulla generò un vortice di aria, acqua e fango, tanto che se non avesse assistito di persona a una cosa del genere non l'avrebbe ritenuta possibile. Haika alzò lo sguardo ad osservare la cima di quel vortice: non aveva mai affrontato niente del genere e, cosa ancora peggiore, non aveva la minima idea di come fermarlo. Rapida si voltò, tornando sui suoi passi, ma il suo cavallo-struzzo era già lontano. Cercò un riparo, ma fu del tutto inutile, e fu allora che il voltice la travolse, mandandola a sbattere con violenza contro una delle case vicine... e lì rimase, affondando nel fango, mentre la pioggia battente continuava impietosamente a martellare sopra di lei.

    (A.Def *schivata* def=500+0=500 vel=360+0=360)
    EV Hai: -340
     
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  14. Silian
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    Non mi era mai capitato prima…dovrei prendere il 10% degli exp di Hai per il combattimento, corretto? Se no edito.

    Anno 1, Mese 3, Giorno 2, Post 1, sera.

    [exp 10.010 DÉSEFA #0082C3 (30r100x2)+exp combatt.] [DENARO: 190 Mo RdT; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: uniforme soldato NdF] [EV: 395, ABILITA': *schivata veloce* ARMATURA: //, ARMI: aliante]

    Lasciò che il chi turbinasse insieme al vento che aveva richiamato, senza fermarlo, bensì lasciando che il turbine esaurisse lentamente la sua forza centrifuga nell’attrito con gli alberi e le mura delle case. La tromba d’aria si spense lentamente in un venticello dispettoso, pieno di acqua ed aghi di pino strappati dai rami. Fu allora che abbassò le mani e rilassò le spalle rigide per lo sforzo, lasciandosi andare contro il bastone che aveva appena richiuso.
    Respirò lento e profondo.
    Lento e profondo, per diversi minuti.

    Gli occhi si adattavano alla semioscurità, ora poteva vedere cosa era successo. Ed un sorriso le salì sulle labbra, prima contratte per dolore fatica tristezza.
    Stava diventando brava.
    Era diventata brava.
    La terra ed il fango che coprivano il centro del sentiero non c’erano più. Le pietre del selciato luccicavano pulite sotto la pioggia. Intorno…il caos. Come se un gigante avesse gettato un secchio enorme di terra contro le case. Il fango gocciolava dai tetti, dai rami, dalle pareti. E gli arti di quella che le aveva fatto del male spuntavano da un mucchio di fango come le zampette di uno scarafagno spiaccicato da un boccale di birra. La fissava.
    La fissò per qualche minuto. La fissò ancora e ancora. Poi zoppicò appoggiata al bastone verso di lei.
    Zoppicò lentamente, era stanca.
    Arrivò accanto a lei, la sovrastava. La sua testa era rimasta fuori dalla poltiglia. Respirava. Che fosse sveglia o no, non si capiva. E comunque a Dés non importava un fico secco. Si issò sulla gamba buona e col bastone le diede dei colpetti in mezzo alle costole.
    Fastidiosi.
    Voleva che fossero fastidiosi.
    Non le interessava sapere se fosse viva o no.
    Le interessava solo darle fastidio. E se aveva le ossa rotte peggio per lei. L’aveva tradita. Voleva farle del male. Ed ora Dés le aveva rifilato una bella lezione. Ignorò qualsiasi parola, movimento o segno che provenisse dal mucchio di fango. Lo fissava ancora dall’alto in basso. Altezzosa. Poi si stufò di giocare a chi ha la faccia più cattiva.
    Era stanca.
    Si voltò e si avviò saltellando lungo il sentiero.
    Senza proferire parola.
    Ora il fango stava tornando, spinto giù lungo il fianco delle colline verso valle. Ad ogni saltello sollevava uno schizzo di terra fradicia. Aveva freddo ai piedi. Le faceva male la gamba, ma di meno. Il freddo faceva bene. Però la gamba era gonfia. Molto gonfia. Mi sa che non poteva camminarci. Eh no. Si bloccò di colpo.

    Forse doveva gridarle il suo nome. Voleva gridarle il suo nome. Come facevano per strada a Ba Sing Se quando c’era una rissa. Chi vinceva gridava il suo nome. Perché così tutti lo sentivano, sapevano che era il più forte e lo trattavano con rispetto. Anche lei voleva che ricordassero il suo nome. Fece per voltarsi, per gridare.
    Ma si morse la lingua.

    Le faceva male, quella gamba. Doveva essere accorta. Quella notte non era stata accorta. E l’avevano quasi fregata. Dove a stare zitta. Muta come una tomba. E trovare un posto dove leccarsi le ferite.
    Una casa.
    Un posto dove NESSUNO le tirava le pietre addosso.
    VOLEVA la sua casa. Ma era stata distrutta da un’aeronave. Riprese a zoppicare via, accelerò quando una luce dietro ad una finestra si accese e qualcuno spalancò gli scuri per vedere cosa diamine fosse successo. Lei era fuori dal cono di luce. Spalancò di nuovo l’aliante, saltellò avanti, un balzo alla volta, uscì dal villaggio prima che qualcuno potesse vederla e farle di nuovo del male. Sapeva già dove andare. Voleva vedere una persona. Il suo vecchio, caro amico. Le mancava tanto, ora se ne accorgeva. Non era del nonno che aveva bisogno. Né dei bisonti.
    Di Terfo, aveva bisogno.
    Ora aveva una meta.
    La nomade zoppicò e saltellò via nella tempesta, verso casa.


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  15. Silian
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