Attraverso la fluida terra

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    (21r50-->Liang)

    Scar

    ANNO 16, MESE 9, GIORNO 2, mezzogiorno, POST 1

    Scar continuava a seguire in silenzio il ragazzo, ormai da ore. Si teneva a distanza, ma senza mai perderlo d'occhio. La sabbia sollevata da sporadiche correnti d'aria e l'arsura creavano onde che disturbavano la vista, ma lui era abituato al deserto e ai suoi trucchi: non si lasciava ingannare e manteneva il passo.
    Il ragazzo non sembrava averlo notato: continuava ad andare avanti senza voltarsi, ogni suo sforzo doveva essere concentrato nel resistere alla sete, al caldo e alla stanchezza. Come molti degli sciocchi che provavano quel viaggio, non era di quelle parti. Gli abiti, poteva capirlo anche da così lontano, erano quelli di un cittadino. "Stupido ragazzo. Tra tanti posti in cui morire, perché il deserto?" Il deserto era meraviglioso nella sua uniforme semplicità, nella sua chiarezza e nella sua mancanza di mezze misure. La sabbia era sabbia, il cielo era cielo, il giorno era arsura, e la notte puro gelo. Ma proprio questa sua semplicità poteva essere impietosa. Il ragazzo sarebbe morto lì.
    Fin dall'inizio Scar aveva deciso di non fare nulla. Avrebbe tenuto d'occhio il ragazzo finché non qualcosa non fosse cambiato. E basta.
    Qualcosa cambiò: il ragazzo si fermò, poi si girò di scatto. Scar si irrigidì, ma a quanto sembrava il viaggiatore non l'aveva visto: guardando un punto davanti a sé diceva qualcosa, anche se a quella distanza lui udiva solo gemiti arrabbiati. "Miraggi." Più che ovvio, con un sole simile e il capo scoperto. Incredibile quanto poco sapessero del deserto le persone che arrivavano lì.
    Il ragazzo smise di vaneggiare. Rimase in piedi per un po', barcollando. Poi finalmente cadde, lungo disteso. A quel punto Scar doveva fare qualcosa. Non era compito suo salvare viaggiatori sciocchi, ma lasciare lì quel ragazzo, a morire, significava perdere la possibilità di scoprire se lui era uno degno. Non c'era altro che contava, per Scar: trovare i degni, scacciare i profanatori. Era l'unica ragione per cui lui era lì, con il sole, la sabbia, e un cielo senza nuvole.
    Si avvicinò con calma al ragazzo: sembrava proprio privo di sensi. Ma le vibrazioni che il suo corpo inerme trasmetteva alla sabbia dicevano che respirava ancora. Scar si chinò su un ginocchio e provò a scuotere un po' bruscamente il ragazzo. Se dopotutto stava per morire tanto valeva lasciarlo lì. Non era un guaritore, e di strada per l'oasi ce n'era da fare: prima di prendersi un simile carico voleva essere certo che avrebbe camminato ancora.
     
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