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Anno 21, Mese 11, Giorno 18, Mattina, 22r50x2
Faceva freddo quella mattina, particolarmente freddo, pesava Lan-Chen percorrendo le strade di Senlin, mentre calpestava il lastricato al lato della strada che l’avrebbe condotta al cantiere che supervisionava. Tornava dall’aver salutato Nieve: l’amica se ne era andata. Non le piacevano gli addii, era un dato di fatto, ma la giovane acrobata non era tipo da rimanere troppo a lungo in un luogo e, volente o nolente, aveva imparato a mettersi una pietra sul cuore al riguardo.
Sospirò, affondando le mani nelle tasche del cappottino e incassando la testa nelle spalle per affondare il naso nella sciarpa e tenersi al caldo.
Per la prima volta da che era a Senlin non aveva voglia di andare a lavorare. Fermò il passo a quel pensiero, mentre un odore dolciastro le riempiva le narici, facendole brontolare lo stomaco.
Si voltò seguendo quell’odore di biscotti e latte caldo e si trovò con lo sguardo incollato alla vetrina della Sala da Tè dove pochi giorni prima era stata con Nieve e Kimo.
Ancora sospirò accostandosi al vetro.
La situazione del cantiere era stata risolta, ma… chissà che avrebbero fatto quei bambini?
Quando li avevano lasciati il più grandino di loro aveva detto che se la sarebbero cavata, ma… "Avrà avuto, sì e no, undici anni quel ragazzino" si disse. Per carità, sapeva di soldati nell’esercito della Nazione del Fuoco non troppo più grandi, lì però non erano nella Nazione del Fuoco, non esattamente almeno.
Per quanto l’Imperatrice avesse unificato i regni questo non voleva certo dire che ne aveva sradicato la cultura e dalle sue parti a undici anni eri ancora un bambino o almeno si sperava che lo fossi.
Sospirò per la terza volta. Era stata a casa di quei ladruncoli o, per meglio dire, di quelli che li tenevano solo come merce da sfruttare per i propri tornaconti. Adesso che i reali proprietari di quello stabile erano scappati con la coda tra le gambe, forse, quei mocciosi erano ancora lì.
Posò una mano al vetro della vetrina. Il calore dell’interno di quel locale le giunse anche attraverso il guanto di lana.
Guardò le persone all’interno: molti facevano colazione distrattamente, più attenti al loro giornale che a quanto avevano intorno; eppure, quando giorni prima era entrata in compagnia di Kimo erano stati veloci a lanciare occhiate di diniego nella loro direzione.
Non le era piaciuto quel modo di fare. Non le piaceva in generale che si giudicassero le persone solo dai loro modi o dal loro vestire. No, non le piaceva, come non le piaceva che quella città fosse un cumulo di benpensanti della stessa risma delle persone che li avevano guardati neanche avessero chissà quale malattia strana e incurabile.
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Anno 21, Mese 11, Giorno 18, Mattina, 18r50x2
Forse avrebbe dovuto farsi gli affari propri, sentiva che avrebbe dovuto farseli, sapeva che avrebbe dovuto, eppure… Eppure era lì, davanti a quella casa che ancora portava i segni del suo passaggio.
Si fece coraggio. Prese un profondo respiro, nascosta dalla sciarpa di lana, mentre le mani, una affondata nella tasca del cappotto e l’altra che sosteneva un sacchetto di carta, si contrassero in pugno.
Ormai era lì e aveva avvisato in cantiere che avrebbe tardato qualche ora, sarebbe stato da sciocchi tornare indietro con nulla di fatto, quindi… salì i pochi gradini che conducevano al porta.
Un paio di colpi secchi con il dorso della mano contro il legno, veloci, proprio come quando ci si strappa un dente.
Passò qualche lungo secondo in pieno silenzio, tanto che Lan-Chen si sentì combattuta tra l’andarsene o provare a bussare un'ultima volta.
Fece il gesto di alzare la mano, accostandola alla superficie di quell'ingresso, quando, scuotendo la testa, la rinfilò nella tasca.
Infondo cosa credeva di trovarvi ancora? Sicuramente quei bambini avevano scovato un posto migliore o si erano dispersi per la città, chi poteva dirlo a quel punto.
Strinse le labbra in una smorfia dispiaciuta, sentiva di aver mancato nei confronti di quei mocciosi, non che le fossero qualcosa di particolare, non li conosceva davvero e, insomma, l’avevano addirittura derubata, ma accidenti! Erano solo bambini e questo la turbava non poco.
Si voltò, scendendo il primo gradino, certa a quel punto che non ci fosse altro da poter fare o da potersi inventare, quando il rumore di passetti veloci echeggiò dall’interno della casa: qualcuno stava scendendo le scale e di corsa.
Risalì e si riaccostò alla porta col fiato sospeso, in attesa che qualcuno si affasciasse a quell’uscio, a quello che avrebbe detto poi, per motivare la sua presenza lì, ci avrebbe pensato sul momento.
Quei piccoli passi si bloccarono proprio dietro l’uscio, poi, una voce sottile chiese inaspettatamente: “Sbirulì, sbirulà, il viandante come sta?”
“Ehhh…”, mugugnò la ragazza sorpresa, “…ho portato il dolce?!”, provò a dichiarare non certa del risultato, sollevando all'atezza dello spioncino il sacchetto fumante nella sua mano.
“Non è la parola d’ordine. Riprova!”, protestò la voce del bimbo al di là della porta.
Edited by LanceTheWolf - 24/11/2018, 13:58. -
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Anno 21, Mese 11, Giorno 18, Mattina, +30r100x2
Era stata dura cercare di convincere il piccolo Juju, questo aveva scoperto essere il nome del demonietto che l’aveva tenuta al freddo e al gelo fino all’arrivo della ragazzina più grande di quella casa, e a poco erano valse le sue scuse sul fatto che le paste si sarebbero freddate e non sarebbero state più buone. No, quel piccoletto era un vero mastino da guardia: se non voleva farti entrare, non entravi. Poco ma sicuro!
Lan se ne stava seduta su quel vecchio divano di pelle che aveva sicuramente visto tempi migliori, mentre Nala, questo era il nome della ragazzina che alla fine aveva convinto Juju ad aprirle, preparava del tè, in cucina, da servire con le paste, ormai fredde, che aveva portato.
Juju, che si era mostrato tanto reticente inizialmente, non appena la ragazza se ne era andata nella stanza accanto aveva aggredito un grosso pasticcino al cioccolato e lo stesso Li-Wei e Tori, gli unici altri presenti in quella casa.
Se Nala poteva dimostrare dodici, tredici anni, quei tre bambini erano davvero molto più piccoli; Lan-Chen non credeva potessero avere più di tre anni.
“Quindi…” tentò di proferire la dominatrice del metallo, tanto per imbastire una qualunque forma di conversazione e far cessare così il silenzio imbarazzante creatosi da quando i tre piccoli avevano preso ad osservarla fissamente, mentre mangiavano le loro paste. Proprio in quel momento però, la ragazzina, che si era allontanata solo alcuni minuti prima, fece ritorno portando un pesante vassoio tra le braccia, completo di teiera, zuccheriera e tazze per tutti.
I piccoli non degnarono minimamene d'attenzione quel suo goffo tentativo di far due chiacchiere, preferendo di gran lunga quanto stava portando Nala.
“Ecco a lei e… a voi, monelli!”, disse la ragazzina dopo aver versato l’infuso che aveva preparato e porgendole la tazza per prima. Aveva un tono gentile che non nascondeva una nota di divertimento nell’osservare i piccoli bisticciare bonariamente per garantirsi la tazza più piena, tra le restati tre tazze dall'identico quantitativo d'infuso.
“Grazie”, espresse Lan, limitandosi poi a sorridere e prendendo quanto le veniva offerto.
“Non c’è di ché”, sembrò tenerci a ribadire la giovane, dopo aver sistemato anche i piccoli, mentre uno di questi, quello che rispondeva al nome di Tori, non faceva che affogare una quantità indicibile di zucchero nella tazza fumante davanti a lui.
“Quindi…”, tentò nuovamente di prendere la parola, Lan-Chen, “…siete rimasti a vivere qui?”.
La ragazzina annuì garbata. “Fin tanto sarà possibile”, rispose, “Kimo sta già cercando un’alternativa, qualora ci dovessimo trovare costretti a lasciare lo stabile”.
“Uhm…”, mugugnò Lan-Chen. “E… se vi dessi una mano io?”, propose, buttando quella frase lì come se nulla fosse.
Nala Guardò la dominatrice davanti a sé, facendosi improvvisamente seria: Lan-Chen non poteva parlare davvero, eppure… eppure se ne stava tranquilla, dopo aver detto quelle parole, a sorbire il tè che le aveva offerto.
Erano davvero serie quelle parole? Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere per loro?
Le ultime persone che avevano fatto qualcosa per aiutarli, a loro dire, alla fine non avevano fatto altro che sfruttarli per i loro comodi.
Abbassò lo sguardo preoccupata, ma non voleva trarre conclusioni affrettate, la ragazza che aveva davanti era un amica di Nieve e insieme a questa li avevano aiutati nel momento più buio delle loro vite. Erano state davvero tanto gentili con lei e gli altri bambini di quella casa, sarebbe stato scortese da parte sua agire d’istinto e comportarsi sgarbatamente.
“La ringrazio, ma… Lei e Nieve avete già fatto tanto per noi, non possiamo chiedervi altro”, esordì rivestendo il miglior sorriso del suo repertorio e sperando che così dicendo la persona che si trovava dinanzi demordesse e non si mostrasse infine per nulla dissimile da quelli che avevano tenuto lei e quelli che ormai considerava i suoi fratelli in scacco per tanto tempo.
Edited by LanceTheWolf - 2/12/2018, 17:50. -
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Anno 21, Mese 11, Giorno 18, Mattina, +30r100x2
“Non me lo state chiedendo voi”, ribatté la dominatrice della terra ancora gustandosi il suo tè. “Sono io che mi sto proponendo per aiutarvi”, spiegò, alzando uno sguardo fin troppo serio in quello della ragazzina davanti a lei.
Nala deglutì a vuoto. Non avrebbe saputo dire se per quegli occhi verdi fissi nei suoi o per la paura di trovarsi dinanzi l’ennesimo mostro dalla faccia per bene.
Socchiuse le labbra, cercando il coraggio di dire qualcosa che disarmasse la ragazza che aveva dinanzi, ma non riuscì a trovare nulla che non risultasse offensivo e fuori luogo.
Volse così, istintivamente, lo sguardo ai piccoli vicino a lei. Aveva visto cosa era stata in grado di fare quella dominatrice del metallo alla coppia che li teneva prigionieri e non poteva rischiare che facesse lo stesso ai suoi fratellini.
“Io…”, bofonchiò poco convinta che fosse la cosa giusta da dire, ma non poteva rimanersene immobile e a bocca aperta.
Lan-Chen piegò la testa di lato nel vedere quella ragazza sgranare gli enormi occhi castani al quel suo dire, prima di volgerli verso i tre bambini. Qualcosa non andava, ne era sicura, ma cosa?
Quell’accenno di frase lasciato in sospeso così, non le dava molti indizi, al ché decise di aggiungere altro a quella sua scarna spiegazione.
“Mi piacerebbe davvero aiutarvi”, ribadì, “So che dovrei farmi gli affari miei, ma… siete affari miei” sottolineò e detta così non era proprio il massimo come suonava, doveva ammetterlo, e sicuramente era risultata meno chiara di quanto lo fosse stata solo poco prima, quindi tentò di riprendersi, dicendo: “Alla fine è colpa mia se vi trovate in questa situazione. Probabilmente è migliore di quella che avevate prima, ma… cosa fate adesso per vivere? Continuate a rubare, a chiedere l’elemosina, cosa?”.
La ragazzina davanti a lei a quelle parole sobbalzò: non erano più preda dei loro aguzzini, ma non avevano certo cambiato il loro modo di vivere, Come potevano? Loro, infondo non sapevano fare altro... non avevano mai fatto altro.
“Non so come spiegarmi, ma non si può aiutare qualcuno solo a metà e questo è quello che io ho fatto finora con voi: non vi ho realmente aiutati. Quanto passerà prima che entriate nel giogo di altri criminali più capaci di voi? Quanto, prima che qualcuno di voi finisca arrestato o peggio, malmenato da qualcuno che avete truffato? Restare senza casa è il mimino, credimi”.
Nala sgranò ulteriormente quei suoi incredibili occhi scuri prima che questi cominciassero a inumidirsi.
Lan strinse le labbra dispiaciuta, non voleva certo spaventare quella ragazzina, voleva solo… “Ascolta”, disse, tentando di aggiustare il tiro, “il mio lavoro con voi non è finito. Probabilmente non vi fidate di me e come potrei darvi torto? Infondo non mi conoscete e nemmeno io vi conosco, ma sono fatta così. Mi hanno insegnato che le cose si fanno o non si fanno, ma che sicuramente non si lasciano incomplete. Una casa senza fondamenta è destinata a crollare, Nala. E nella mia famiglia non siamo abituati a costruisce nulla che sia sotto l’eccellenza”. Probabilmente non stava esattamente chiarendo quella situazione, ma almeno aveva ottenuto per sé la piena attenzione della ragazzina.
I tre piccoletti incuranti di quanto le due ragazze dicevano, stavano gustando l’ennesima pasta.
Nala cominciava a capire cosa intendesse quella dominatrice, ma cosa poteva mai fare per loro più di quanto non avesse già fatto?
La paura che lei e i suoi fratelli ricadessero vittime di interessi più grandi di loro era forte e angosciante, ma poteva davvero fidarsi?
Non potè non vagliare, una ad una, le parole della ragazza e, improvvisamente, le venne alla mente un fattore essenziale: se quella dominatrice avesse voluto davvero far loro del male, non le sarebbe bastato fare altro che imprigionarli con il suo dominio ed attendere che il restante dei suoi fratelli tornasse, per poi ricattarli di far loro del male esattamente come avevano fatto le persone da cui li aveva liberati insieme a Nieve.
“Nieve…”, pensò. Quella ragazza le era piaciuta da subito, non giudicava, non era una sciocca e si fidava di Lan-Chen, al punto di raccontarle ogni cosa.
“E… cosa…”, balbettò timidamente al termine di quella constatazione, “…come pensi di poterci aiutare?”, chiese, quasi senza rendersene conto.. -
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Anno 21, Mese 11, Giorno 18, Mattina
“Cosa”, ripeté Lan-Chen nella sua mente. Quella ragazzina le aveva chiesto cosa potesse mai fare per loro e proprio in quel momento le fu chiaro che per quanto volesse aiutare, non aveva ancora neanche lei un’idea precisa sul cosa potesse davvero fare per quei ragazzi.
Era andata lì senza un piano preciso. “E no, presentarsi con delle paste non era esattamente un piano”, si disse, abbassando lo sguardo e osservando distrattamente il liquido caldo della tisana che teneva tra le mani.
L’unica cosa che sapeva per certo era che voleva poter essere d’aiuto, ma come?
Oh, quello era ancora un mistero, ma non poteva mostrarsi impreparata quindi…
“Darvi una mano. Non so esattamente come, ma permettetemi di farlo”, disse in tono quasi supplichevole. “Potremmo cominciare a piccoli passi, vedere di volta in volta di cosa avete bisogno e provare a trovare una soluzione insieme. Sarebbe anche un buon modo per conoscersi e… potrete vedere che sono in buona fede, che non voglio farvi del male.”. -
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Anno 21, Mese 11, Giorno 18, Mattina
“Piccoli passi”, pensò Nalah. “Conoscersi.” Quella ragazza sembrava davvero intenzionata a voler fare qualcosa per loro. L’istinto le avrebbe detto di fidarsi, ma quella non era certo una decisione che avrebbe potuto prendere da sola. Doveva sentire anche cosa ne pensassero gli altri ragazzi, Kimo primo tra tutti, essendo lui al momento a dare una parvenza di ordine alle loro vite.
Lan osservò la ragazzina tormentarsi le dita delle mani, intrecciandole tra loro.
“Io…” balbettò poi insicura Nalah, abbassando lo sguardo con la testa persa dietro chissà quali pensieri, “…vorrei sentire cosa ne pensano gli altri… prima… prima di darti una risposta”, la informò.
Edited by LanceTheWolf - 19/4/2019, 18:52. -
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Anno 21, Mese 11, Giorno 18, Mattina
Lan-Chen sorrise alla ragazzina difronte a lei. Non era un No. Non era nemmeno un sì, questo era vero, ma era comunque qualcosa. “Mi sembra più che giusto”, disse a quel punto, osteggiando una sicurezza che in realtà non aveva e tornando a gustare un sorso del tè che Nalah le aveva offerto.
Edited by LanceTheWolf - 26/4/2019, 17:50. -
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Anno 21, Mese 11, Giorno 18, Mattina
Alla risposta di Lan-Chen, Nalah smise di giocherellare con le dita delle mani, tornando ad alzare lo sguardo verso il volto della ragazza difronte a lei. “La ringrazio”, disse a quel punto con un non so chè di remissivo nella voce.
“Sembra più calma, adesso”, rifletté intimamente la dominatrice della terra, rivolgendo istintivamente alla fanciulla un sorriso gentile, posando la tazza ormai vuota sul tavolino e decidendo che fosse giunta l’ora di andare.
Edited by LanceTheWolf - 29/4/2019, 15:59. -
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Anno 21, Mese 11, Giorno 18, Mattina
“Prendetevi il tempo che ritenete necessario”, continuò Lan-Chen, sollevandosi dalla poltroncina e volgendo lo sguardo verso i piccoli ancora intenti a mangiucchiare pasticcini. “A questo punto non mi resta che andare. Se non ti dispiace però, vorrei poter tornare anche domani.” Lo sguardo di Lan-Chen tornò sulla ragazzina per poi aggiungere con tono divertito: “Prometto di portare altri dolcetti.”.
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